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SOLFATARA, TRA PERICOLO DISCARICA E COLATE DI CEMENTO

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Oggi alle 18:00 cittadini, comitati di quartiere ed Istituzioni si uniscono in protesta contro la possibilità di una discarica a Quarto della Solforatella, manifestando il loro dissenso nel corso dell’assemblea pubblica organizzata dal Comitato No Discarica. “No alla discarica alla Solfatara – ha dichiara Stefano Ambrosetti, per il Comitato No Discarica alla Solfatara – No alla nuova Malagrotta nel XII Municipio Eur, a confine con il Comune di Pomezia. I cittadini, Comitati di Quartiere, Associazioni, si sono uniti per fronteggiare il pericolo di un’altra discarica nel XII Municipio, mobilitandosi e dando vita al Comitato No Discarica alla Solfatara, per una ragione ben precisa, impedire la realizzazione di una mega discarica alla Solfatara, dove è presente una cava di zolfo già anni addietro giudicata inadatta ad ospitare il post Malagrotta. Il comitato ha aperto anche un gruppo su facebook che in poche ore ha raggiunto un migliaio di iscritti, e oggi pomeriggio si riunirà in una assemblea pubblica nella Sala delle Grotte, Santuario del Divino Amore, alla quale parteciperanno oltre al Comitato promotore, i Cittadini, i Comitati di Quartiere, le associazioni, le autorità con consiglieri e amministratori di Pomezia, con la partecipazione del sindaco De Fusco, del XII Municipio Eur, con la partecipazione del presidente Calzetta, del Comune di Roma, della Provincia di Roma e della Regione Lazio”.

E proprio oggi arriva anche la protesta dell’Associazione Latium Vetus contro il milione di metri cubi di cemento in arrivo nella stessa zona in cui si vorrebbe far sorgere la discarica. “Dopo la proposta di realizzazione della nuova discarica di Roma in località Solfarata, all’interno del parco regionale di Decima – Malafede da parte del patron della gestione dei rifiuti nel Lazio, Sig. Manlio Cerroni, pensavamo di averle viste davvero tutte, ma non è così”.

“Il 4 luglio – spiegano dall’Associazione – è stato rilasciato dal Ministero per i beni e le attività culturali il nulla osta per la realizzazione del nuovo progetto di edilizia convenzionata in località Paglian Casale, formalmente all’interno del Comune di Roma anche se al confine con i comuni di Pomezia e Albano, nei pressi dell’incrocio fra le vie Ardeatina e dei Castelli Romani. Con il progetto di lottizzazione di Paglian Casale tuttavia le ditte costruttrici sono riuscite ad andare oltre e a superare se stesse: 1.000.000 di metri cubi di cemento, in pratica una nuova città per circa 7.000 abitanti, completamente all’interno di un territorio protetto dal vincolo paesaggistico dell’“Agro Romano”, firmato nel 2010 dall’allora Ministro per i Beni e le attività culturali Bondi”.

“La vicenda ha del grottesco e dell’incredibile allo stesso tempo – proseguono gli esponenti di Latium Vetus – Infatti all’interno della relazione del vincolo è possibile leggere al paragrafo dedicato all’area di Paglian Casale: “L’ambito é identificato dal medio corso del Fosso della Falcognana, del Fosso dei Radicelli, e dell’estremo sud, del Fosso della Solforata, che scorrono tutti con andamento parallelo est-ovest, e dai tre ampi altopiani ondulati tra essi interclusi, con pendici sovente piuttosto acclivi, ma nude. Sia i fondovalle che gli altopiani sono infatti tenuti a seminativo nudo; qui più che mai determinando quel caratteristico paesaggio della Campagna Romana caratterizzato dal distendersi di amplissime estensioni ondulate, punteggiate da radi insediamenti rurali e scenograficamente dominate da profilo dei Colli Albani. Anticamente afferente alle tenute di Casal Giudeo, Porta medaglia, Schizzanello, Solforata e Solforatella, il territorio conserva resti di torri medievali e numerosi casali storici quali quelli: di Abbrucciato, di Ovile, di Paglian Casale, di Donna Olimpia, di Monte Migliore, della Solforata.” Ci si chiede come possano essere compatibili 1.000.000 di metri cubi di cemento con il paesaggio tipico della Campagna Romana, meritevole di essere tutelato e valorizzato, caratterizzato da ampie estensioni ondulate punteggiate da radi insediamenti rurali da sempre a vocazione agricola per la loro fertilità. L’Antro del Fauno, luogo cosi significativo per i fatti narrati addirittura nell’Eneide di Virgilio, non è che uno dei gioielli di questo territorio. Proprio nei pressi di Paglian Casale furono ritrovate le antiche iscrizioni alle parche e al Lar Aeneas sul luogo di un santuario latino di età arcaica.  La vocazione agricola dell’area risale addirittura al periodo cesariano, prima dell’inizio dell’Impero Romano, quando  furono realizzate numerose fattorie e complessi rustici; come dimenticare il magnifico mosaico policromo proveniente da uno di questi complessi rustici, con una testa di medusa insieme ad un volto cangiante, un giovane che capovolto assume le sembianze di un vecchio, ora esposto al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano”.

Ma i timori non riguardano solo lo scempio ambientale ed archeologico. “Che contraccolpi subirà la viabilità della zona già pesantemente compromessa da un traffico veicolare sovradimensionato? Sarà ancora possibile percorrere la via Ardeatina tra Santa Palomba e Roma, una via mai rimodernata e ancora dimensionata secondo i volumi di traffico degli anni ‘60? Quali saranno i tempi di percorrenza fra Pomezia e Albano, già oggi spesso assolutamente improponibili, e a quali peripezie dovranno sacrificarsi i pendolari della nostra zona che tutti i giorni si recano alla stazione di Santa Palomba? L’Associazione “Latium Vetus” si augura che il buon senso porti a dei ripensamenti e che si cominci veramente ad attuare una seria tutela di quei territori, essa è comunque pronta a a dare battaglia nelle sedi istituzionali più opportune: si comincia il 17 agosto, quando scadranno i termini per presentare alla Regione Lazio le osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale”.

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