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Sondrio: «Fate tacere quella scimmia», mamma nigeriana perde la figlia di cinque mesi e viene insultata per il suo pianto disperato

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L'ospedale e i pazienti giovani ricoverati per epatite acuta

Sondrio. Perde la figlia di soli cinque mesi e viene sommersa da insulti razzisti: le sue urla “disturbavano” gli altri pazienti. «Fate tacere quella scimmia»: davanti alle grida strazianti di una madre, una donna nigeriana che aveva appena perso la propria figlia di cinque mesi, è stata questa infatti la reazione delle persone in fila al pronto soccorso.

L’episodio è avvenuto sabato mattina a Sondrio ed è stato riportato oggi sulla stampa locale, grazie al racconto di una giovane maestra del luogo. La denuncia è stata rilanciata anche dal viceministro dell’Istruzione Anna Ascani, che commenta: «Un cinismo spaventoso che fa raggelare il sangue».

Caso Sondrio, Ascani: «Il razzismo non fa più vergognare»

«Infastiditi dalle urla disperate di una madre che ha appena perso la propria bambina di 5 mesi, hanno cominciato a lamentarsi, a sminuire quel dolore straziante. Nella sala d’aspetto dell’ospedale di Sondrio, circa quindici persone hanno dato vita a un vero festival dell’orrore: qualcuno ha parlato di ‘tradizione africana’, altri di ‘rito tribale’ o ‘rito satanico’, qualcun’altra ha definito la madre devastata dal dolore una ‘scimmia’, per concludere con un uomo che ha sentenziato ‘tanto ne sfornano uno all’anno’».

«Parole di un cinismo spaventoso. Che fanno raggelare il sangue. Che feriscono nel profondo, non solo quella donna a cui il destino ha appena strappato la figlia, ma tutte le persone perbene. Ma come si fa a essere così cattivi? Come si fa a infierire davanti al dolore più grande?».

Lo scrive su facebook Anna Ascani, vice ministra all’Istruzione. «Il racconto di Francesca Gugiatti, giovane maestra in una scuola primaria- aggiunge-, fa davvero accapponare la pelle. Quelle parole intrise di odio razziale, di cinismo, di totale mancanza di empatia, ci descrivono un’umanità smarrita. Mi chiedo: se quelle urla disperate fossero state di una donna italiana, la reazione sarebbe stata la stessa? Non ci si vergogna più di essere razzisti. Anzi, lo si vuole esternare. Lo si vuole far sapere. Ci si vanta. Questo fa paura».

«Questo è il male del nostro tempo che dobbiamo combattere con tutta la nostra forza e determinazione. Non ci voltiamo dall’altra parte. Ribelliamoci a tanto cinismo. Restiamo umani! Voglio esprimere la mia solidarietà e vicinanza totale a questa donna che ha perduto la figlia, e ringraziare chi, a differenza di altri, le è stata vicino. Non ci rassegniamo» (agenzia di stampa dire – www.dire.it).

 

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