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Gianluca Polverari, la radio e la musica: una missione di vita

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Gianluca Polverari

Gianluca Polverari, la radio e la musica: una missione di vita, la sua. Chi conosce l’ambiente radiofonico romano non può non conoscere Gianluca Polverari, almeno per sentito dire.

Inevitabilmente chi è posseduto dal sacro fuoco per voce microfono e mixer si è imbattuto almeno una volta in vita sua in questo eterno ragazzo; io personalmente posso dire di essere cresciuta con l’idea di Polverari – Polvo per i colleghi – come una delle icone delle radio capitoline.

Incontriamo Gianluca in una pausa della diretta di uno dei suoi vari programmi a Radio Città Aperta, dove è direttore artistico, nella storica sede romana di Via Casal Bruciato. Oggi abbiamo l’occasione di farci raccontare un po’ di sé, di cosa davvero significa “fare la Radio”, della vita del dj e di soddisfare dunque anche qualche curiosità di chi si chiede come si diventa speaker radiofonico.

Gianluca Polverari e la passione per la radiofonia

Ciao Gianluca, hai consacrato la tua vita alla comunicazione; come è nato il tuo amore per la Radio?

Avevo 15 anni quando ho cominciato a sentire il mio amore per la Radio. All’epoca – era la fine degli anni 80 – ascoltavo Stereonotte, Planet Rock sulla Rai e frequentavo Radio Rock, un’emittente di Roma che allora aveva grande visibilità. Era una Radio del tutto underground, poiché trasmetteva band interessanti e spaziava tra generi diversi come la psichedelica e il post punk. Come spesso accade a chi sente una grande passione per la Radio e la musica, osservavo i djs mentre trasmettevano, assistevo ai fuorionda e imparavo i trucchi del mestiere.

Gli inizi della carriera in Radio

Ho cominciato conducendo tre trasmissioni dedicate agli ascoltatori di Radio Rock per poi avviare ufficialmente la mia carriera radiofonica nel 1994 a Radio Città Futura. La mia idea è sempre stata quella di suscitare curiosità in chi ascolta, sia dal punto di vista musicale che culturale. Penso che l’intrattenimento sia importante ma che un bravo speaker faccia la differenza proponendo nuovi dischi, apportando un valore aggiunto a livello culturale con la proposta di nuova musica, facendo quindi un lavoro di ricerca di nuove sonorità e approfondendo nomi meno conosciuti.

In questo modo chi ascolta può trarre spunti, spaziare e conoscere materiale meno noto e di grande valore qualitativo. Io sono cresciuto ascoltando djs che avevano questo approccio radiofonico, dissimile da quello degli speakers delle radio di flusso ma più stimolante, in un certo senso, proprio perché animato da una ricerca personale. Ormai sono venticinque anni che conduco in Radio con questo approccio e con cui scrivo, tra l’altro, su vari magazines musicali, tra cui cito Mucchio Selvaggio, Rockerilla, Rockstar, Kataweb, Blow Up, Roma.

Tra i vari impegni sei anche il direttore artistico di una storica Radio romana: ci parli di Radio Città Aperta? Come è nata? In quale contesto storico sociale?

Radio Città Aperta attiva a Roma dal 1978

Radiocittaperta venne fondata nel 1978 col nome di Radio Proletaria. Contemporaneamente nascevano tante radio indipendenti, come è raccontato molto bene nei film “Radio Freccia” e “Lavorare con lentezza“. Si dava voce ai movimenti, alle lotte sociali e alla musica alternativa. Negli anni 90 l’emittente ha cambiato nome in Radio Città Aperta, mantenendo l’approccio politico a sinistra di sempre, insieme all’interesse per la musica underground che spaziava tra stili musicali eterogenei.

Sono entrato a RCA nel 2003 e sono tuttora in questa squadra, anche dopo il drammatico passaggio dall’FM al web avvenuto nel 2016. Ora radiocittaperta.it è sostenuta e mantenuta in vita esclusivamente dai suoi djs a livello economico, tramite la nostra Associazione Culturale “Dissociazione”. Indubbiamente è faticoso, ma è il prezzo per la volontà di restare fedeli a un’idea, coerentemente al nome della nostra RCA, che sta anche per “Resistenza Culturale Attiva”.

Gianluca Polverari e il futuro della radiofonia

Tu sei stato il pioniere dell’FM e ora anche del web; cosa cambia e qual è secondo te il futuro della radiofonia?

Grazie per questi complimenti. Non è facile prevedere cosa potrà riservare nell’immediato futuro il mondo della radiofonia. Di sicuro c’è un passaggio tecnologico importante come quello al digitale anche se, soprattutto in Italia, al momento raccoglie, nella sua piattaforma, le solite radio mainstream, insomma quasi una sorta di “etichetta” che esclude tendenzialmente le realtà più piccole.

Il mondo web comunque è veramente importante perché permette a ciascuna radio di farsi ascoltare in qualsiasi parte del mondo, mentre con l’FM, a meno che non si è una radio nazionale, si rimane solo sul locale.

L’importanza del web

Prendiamo ad esempio proprio Radio Città Aperta che ora ha la possibilità di farsi ascoltare in ogni angolo d’Italia e del mondo, non solo a Roma e in parte del Lazio, come era in passato; abbiamo la testimonianza di ciò dai nostri ascoltatori che ci scrivono e ci seguono da tante città, in qualsiasi nazione. A dire il vero l’Italia è in ritardo nell’approccio all’ascolto delle web radio, un po’ per difficoltà tecnologiche che si riscontrano in alcune regioni, dove la rete non è sempre così potente e anche perché la gente è reticente all’utilizzo di determinati dispositivi per ascoltare, soprattutto in auto, le web radio.

In realtà è più semplice di quanto si pensi, tuttavia ancora molte persone hanno delle resistenze al ‘nuovo’ approccio. Credo però che sia una sorta di pigrizia mentale, che una volta superata permetterà alle radio web di fare un grosso salto qualitativo soppiantando l’Fm. Il bello del web è che si ha la possibilità di ascoltare tante radio estere qui in Italia; io per esempio mi gusto tante emittenti che trasmettono dal Belgio, dall’Inghilterra, una su tutte BBC6, oltre a innumerevoli altre. L’offerta è quindi una continua scoperta che costituisce sicuramente enorme arricchimento. 

 

Gianluca Polverari e la musica: oggi e in futuro

gianluca polverariSei stato e sei un punto di riferimento a livello radiofonico di una vasta moltitudine di band musicali; come vedi la musica oggi, soprattutto la scena italiana?

La musica la vedo sempre bene. Diciamo che negli anni ci sono stati dei generi che hanno preso il sopravvento su altri. Talvolta alcuni di questi mi hanno appassionato di più e altre volte di meno, ma in generale, esplorando l’underground, si trovano spesso anche produzioni italiane di grande qualità.

 La scena italiana ultimamente è dominata da musica Trap e dal cosiddetto Indie, che poi da noi assume connotazione pop commerciale, ma contemporaneamente esistono tante realtà assai interessanti che talvolta non hanno nulla da invidiare a produzioni che arrivano dall’estero.

La ricerca musicale

Con la mia storica trasmissione Alternitalia cerco sempre di promuovere le realtà musicali che hanno qualcosa da dire a livello di qualità, siano esse di natura rock, elettronica, pop o sperimentale e questo mi spinge a farle conoscere con la messa in onda dei loro brani e con interviste.

Sono infastidito da chi giudica la musica italiana come qualcosa di scadente, dove non c’è niente di interessante da ascoltare o scoprire. Penso che tale giudizio sia dettato dall’ignoranza, nel senso di ignorare letteralmente cosa accada in realtà creative più recondite, musicalmente parlando, ad esempio nelle numerosissime sale prove e negli studi di registrazione d’Italia. Ciò accade quando si ascoltano solo i grandi network o quelle emittenti che tendono a non fare ricerca.

Secondo me, dunque, sia a livello internazionale che italiano, ci saranno sempre tante belle cose da scoprire e amare anche in questo 2021 così come negli anni  precedenti. 

Polverari autore: “Kill your friends”

Gianluca Polverari è anche uno scrittore: hai pubblicato recentemente un libro sui Nirvana. Ce ne parli?

Il libro originariamente è stato pubblicato nel 2008 da Arcana e poi un paio di anni fa è stato ristampato da Edizioni Theoria. È un libro che mi ha dato molte soddisfazioni e che analizza i testi scritti da Kurt Cobain per i Nirvana. “Kill Your Friends” è stato accolto molto bene dalla critica, dai lettori e anche dai vari fan club, che sono probabilmente i giudici più severi.

Devo ammettere che è stato un lavoro duro che ha richiesto molta fatica e attenzione ma che mi ha dato e continua a darmi grande orgoglio per il suo risultato finale. Si trova in molte librerie e ne suggerisco la lettura, se interessa la band e l’artista in questione. 

Gianluca Polverari e la professione del Dj

In tutta la tua carriera avrai imparato molto: cosa potresti suggerire a un giovane che si approccia alla professione del dj e alla passione per la radio? 

Ai giovani che vogliono approcciare alla Radio, con la prospettiva di condurre programmi di musica, dico sempre di mantenere viva la curiosità e di non fossilizzarsi solo su vecchi eroi del passato; è opportuno tenersi sempre aggiornati sulle novità di qualsiasi genere, documentandosi sulle testate musicali specializzate e ascoltando varie emittenti affini ai propri gusti e non solo. A livello di messa in onda e di parlato è fondamentale mantenere sempre un italiano corretto. La cadenza dialettale può esserci ma è necessaria l’attenzione a mantenere una buona dizione.

La coscienza di uno speaker

Bisogna cercare poi di non emulare nessuno, certo, si può prendere esempio dai djs per quanto riguarda gli aspetti fondamentali, ma allo stesso tempo è consigliabile cercare sempre una propria strada espressiva per poter così evidenziare la propria personalità, che è ciò che fidelizza poi gli ascoltatori. E’ necessario fare attenzione anche a quei dettagli tecnici come la regolazione dei volumi, la scelta dei brani in entrata e in uscita, giocando coi cursori del mixer, anche nell’entrata in voce. Mai essere snob o peggio banali, ma allo stesso tempo essere comunque promulgatori di nuovi stimoli musicali e culturali.

Insomma, la radio è un mezzo importante, andare in voce è un privilegio e quindi bisogna, secondo me, saper sfruttare al meglio questa possibilità con umiltà mettendo da parte il narcisismo che in troppi hanno, all’interno di varie emittenti, a discapito della qualità. 

I 5 migliori dischi del 2020 di Gianluca Polverari

Ci fai 5 nomi di 5 nuovi artisti che ti hanno colpito? 

Potrei suggerirti tanti, troppi nomi e dunque preferisco segnalare i 5 migliori dischi che, secondo me, sono usciti nel 2020.

FONTAINES D.C.  – A Hero’s Death
PROTOMARTYR  – Ultimate Success Today
The ORIELLES  – Disco Volador
The COOL GREENHOUSE  – The Cool Greenhouse
WORKING MEN’S CLUB  – Working Men’s Club  

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