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L’incredibile storia vera di Mank, il nuovo film di David Fincher

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David Fincher sta per tornare con Mank, lungometraggio disponibile in esclusiva sul catalogo Netflix dal 4 Dicembre. Il regista è dal 2014 che non gira un film, dopo il discusso Gone Girl ha preferito coprire vesti da produttore nelle serie Mindhunter, House of Cards e Love, Death & Robots. Considerato uno dei migliori registi contemporanei, nei thriller da vedere che ha diretto ci sono gli iconici Seven, Zodiac e Fight Club. Mank è stato scritto dal padre di Fincher, Jack, negli anni ‘90 e lasciato in eredità nel 2003 dopo la sua morte.

La storia parla di Herman Jacob Mankiewicz uno dei più brillanti sceneggiatori degli anni ’20. L’uomo viene ricordato principalmente per aver collaborato con Orson Welles alla sceneggiatura di Quarto Potere (Citizen Kane, 1941), con cui vinse il premio Oscar nel 1942.

Questo biopic solleva una questione che dagli anni ’40 ad oggi ancora non ha visto una risposta chiara e definitiva: chi ha scritto davvero la sceneggiatura di Quarto Potere? 

La storia di Mank- protagonista del nuovo film di David Fincher

Herman Jacob Mankiewicz detto Mank, fratello maggiore del regista Joseph L. Mankiewicz, era noto a Hollywood per essere un autore versatile e molto brillante, ma anche un “perfetto monumento all’autodistruzione”. Nato a New York nel 1897, finiti gli studi alla Columbia cominciò la sua carriera giornalistica per un quotidiano di Chicago. Successivamente divenne critico teatrale per il New Yorker e arrivò in California all’inizio degli anni venti.  Mank iniziò da subito a lavorare per il produttore Walter Wagner, che tra le varie mansioni, lo incarica di trovare nuovi scrittori.

È il 1926 e il cinema sta per cambiare per sempre con l’avvento del sonoro. Grazie alle sue conoscenze a New York, riunì un circolo di scrittori e li portò con sé a Hollywood, introducendoli ad un ambiente ancora disorientato dal cambio di paradigma. Diventarono le prime figure a delineare le basi di scrittura filmica e lavorarono alla definizione stessa di dialogo cinematografico. Mank stesso non si limitava alla ricerca, ma supervisionava i copioni e partecipava attivamente alle produzioni.

L’incontro con Welles e la genesi di Quarto Potere

 Dopo l’esperienza del film muto Too Much Johnson, alla fine degli anni Trenta, Welles era alla ricerca di un soggetto per il suo secondo lungometraggio da regista. Durante una conversazione con Mank venne fuori l’idea di un film su una figura importante della cultura americana. La prima idea fu Howard Hughes, ma poi i due si orientarono verso l’editore William Hearst, che Mank e lo stesso padre di Welles conoscevano. Il regista volle realizzare a tutti i costi il progetto e fece in modo che John Houseman, suo socio nella compagnia teatrale newyorkese Mercury Theatre, convincesse Mank a lavorare alla sceneggiatura. Lo sceneggiatore accettò e a lui si affiancò Houseman. I due si ritirarono in un ranch in California per lavorare alla sceneggiatura, a dispetto della gamba ingessata che, in quel periodo, costringeva Mank all’immobilità.

Nel frattempo, a Los Angeles, Orson Welles lavorava alla sua sceneggiatura. Come da accordi, infatti, lui e Mank avrebbero dovuto lavorare separatamente allo stesso soggetto. In una conversazione con Bogdanovich, Welles ricorda:

Cominciammo a scrivere dopo aver parlato moltissimo, naturalmente noi due da soli, con terribili urlate. Ecco perché l’ho lasciato lavorare da solo, perché avevamo cominciato a perdere troppo tempo in litigi. Così, dopo un accordo di massima sulla trama e sui personaggi, Mank se ne andò via con Houseman e scrisse la sua versione, mentre io restavo a Hollywood a scrivere la mia. Alla fine dei conti, naturalmente, ero io che dovevo prendere le decisioni.

In circa 10 settimane di lavoro, con Houseman e aiutato alla battitura del testo dalla sua segretaria, Mank produsse una corposa sceneggiatura, intitolata American.

Col tempo, le relazioni tra Welles e Mankiewicz diventarono sempre più tese. Mank criticava la versione finale del film, ottenuta 8 settimane di lavoro dopo la consegna di American, che differiva da quella che aveva elaborato lui. In un’intervista del 1969, Houseman, sostenendo Mank, dichiarò che a lavoro terminato Welles visualizzò lo script e aggiunse molti elementi. Nonostante ciò Houseman concorda ad una doppia attribuzione per la sceneggiatura. Mank e Welles ebbero una violenta disputa riguardo ai titoli di testa per lo script.

Lo stesso Mank si rivolse al sindacato degli sceneggiatori cinematografici statunitensi e intentò una causa legale, affinché il suo nome comparisse nei titoli del film come unico sceneggiatore.

Mank perse la causa, ma Welles non gli impedì di comparire nei titoli come co-sceneggiatore. Difatti il regista non ha mai negato l’enorme sentimento di gratitudine che provava verso lo scrittore. I due hanno condiviso nel 1942 l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Premio che Welles ha sempre rifiutato, perché vissuto come un’offesa, visto che tutta Hollywood conosceva la diatriba dietro la sceneggiatura. Ma soprattutto il premio era un aperto riconoscimento a Mank. Quest’ultimo morì pochi anni dopo, nel 1953 ad Hollywood.

La nota critica cinematografica Pauline Kael scrisse un saggio a riguardo, Raising Kane, sulla base di un’approfondita analisi della sceneggiatura. Quest’ultima attribuisce a Mank un ruolo determinante, e da quanto ne sappiamo, lo stesso Fincher prenderà le stesse parti. Quarto Potere, capolavoro ancora attuale e indiscusso del cinema rimane oggetto di leggende, misteri e aspre controversie.

 

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