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Tetraplegica da oltre 20 anni, l’appello di Martina Oppelli: “Vorrei morire nel Paese in cui ho scelto di vivere”

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Martina Oppelli si è vista negare il diritto al suicidio assistito, perché – secondo il comitato etico che ha esaminato la sua storia clinica – mancherebbe il requisito del trattamento di sostegno vitale. 

martina oppelli
L’appello di Martina Oppelli – Ilcorrieredellacittà.com

 

In un accorato video-appello, condiviso dall’Associazione Luca Coscioni, la donna – affetta da una malattia neurodegenerativa che le permette di muovere soltanto la testa e la bocca – si è rivolta ai politici perché possa esserle riconosciuto il diritto a morire “con il sorriso”. 

La storia di Martina Oppelli

Martina Oppelli è un’architetta di 49 anni di Trieste, affetta da una malattia neurodegenerativa causata dalla sclerosi multipla. La sua condizione è gravissima, con limitazioni motorie significative e dolori non controllati dalle terapie. Martina è completamente dipendente dall’assistenza esterna e ha richiesto l’accesso al “suicidio medicalmente assistito”, legale in Italia secondo la sentenza Cappato-Antoniani del 2019.

Tuttavia, la sua richiesta è stata respinta perché mancherebbe, secondo la commissione che ha valutato il suo caso, il requisito del trattamento di sostegno vitale. Ora, Martina si rivolge al Parlamento e spera di poter ottenere l’eutanasia nel suo Paese, come avviene in molti altri Stati europei, senza discriminazioni basate sulla dipendenza da sostegni vitali. 

L’appello di Martina Oppelli

Un appello accorato quello lanciato da Martina Oppelli e condiviso sulla pagina social dell’Associazione Luca Coscioni. “Vorrei morire con il sorriso, nel Paese in cui ho scelto di vivere e dove ho pagato le tasse”, queste le parole della 49enne, che si è già rivolta a una struttura in Svizzera per vedersi riconosciuto il diritto che finora le è stato negato.

Il viaggio all’estero sarebbe però troppo dispendioso e, soprattutto, troppo faticoso per lei, che vorrebbe vedersi riconosciuto il diritto al fine-vita, senza doversi spostare oltre confine. Intanto, Martina Oppelli si è mossa tramite il suo legale, che ha sottoscritto un ricorso d’urgenza per chiedere che la ASUGI (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina) rivaluti il requisito del ‘trattamento di sostegno vitale’. 

 

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