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Torvaianica, la riqualificazione di Martin Pescatore passa anche dalla ridenominazione delle “vie”

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Continua l’opera di riqualificazione del Quartiere Martin Pescatore Basso a cura del locale Comitato di Quartiere, anche attraverso piccole ma significative azioni, come quella relativa alla richiesta di attribuire un odonimo (il nome) ad una via del quartiere che ne era da sempre privo. Per un periodo venne addirittura chiamata Via del Sopravvissuto, in quanto vi abitava un povero “barbone” !
Da oggi invece si chiamerà Via Modica, che continua la tradizione della zona con tutte vie con nomi di paesi della Sicilia.
In allegato l’approvazione della delibera e gli altri atti relativi al non semplice iter, che sono in ogni caso curiosi ed interessanti.
Nel frattempo è stata inviata una nuova richiesta all’Ufficio Toponomastica per una nuova assegnazione, questa volta suggerendo noi stessi il nome di Via Etna, monumento naturale supremo della Sicilia e dell’Italia tutta.

Modica 
(Muòrica in siciliano, Μότουκα per i Greci, Mutica / Motyca in latino, in arabo: موذقة ,Mūdhiqa) è un comune italiano di 54.651 abitanti del Libero consorzio comunale di Ragusa in Sicilia. La città per popolazione è il tredicesimo comune della Sicilia ed il 124o d’Italia, mentre è per estensione del suo territorio all’11o posto fra i comuni siciliani, ed al 41o fra tutti i comuni d’Italia. Modica è il capoluogo storico del territorio oggi pressoché corrispondente al Libero consorzio comunale di Ragusa, e nel suo passato di Contea ha esercitato una vasta influenza politica, economica e culturale, tanto da essere stata annoverata tra i feudi più potenti del mezzogiorno. Nel 2002 è stata inclusa, insieme con il Val di Noto, nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO per il suo centro storico, ricco di architetture barocche.

La storia di Modica

La storia di Modica nasce con una leggenda che narra di ercole e del fatto che l’eroico Dio avesse fondato tre città in terra siciliana alle quali aveva dato il nome di Motia in onore della bella
donna greca che lo aveva aiutato a ritrovare i buoi che gli avevano sottratto (la decima fatica di Ercole). Al di là delle affascinanti leggende della mitologia greca la storia, attraverso i suoi resti, ci parla di una terra abitata sin dalla preistoria, dal 3200 a.C. Tracce sicure si sono ritrovate del passaggio dei greci e della progressiva ellenizzazione di Modica, nel centro della città, difatti, sono state scoperte due piccole grotte scavate all’interno della roccia che fungevano da camere sepolcrali, vista la presenza di elementi tipici delle funzioni funerarie elleniche. Dopo i greci fu la volta dei romani che la occuparono nel 213 circa a. C. e la
trasformarono in città decumana (colonia romana).

La città fu ridotta alla fame dall’iniquo propretore Verre che
venne condannato e esiliato grazie alle prove, e alle orazioni, di
Cicerone che era stato mandato in Sicilia per condurre delle
indagini sulla situazione. Dei periodi successivi c’è ben poco che ci parla di Modica e dei suoi giorni. Sono state rinvenute delle epigrafi funerarie e delle necropoli che ci parlano della dominazione bizantina e del passaggio di questo popolo su queste terre e del fatto che Modica fosse divenuta una roccaforte bizantina. I bizantini furono cacciati dagli arabi che
arrivarono intorno all’850. Con l’arrivo dei Normanni, 1090, Modica divenne un centro di vitale importanza per lo sviluppo della zona. Nel 1194 è la volta della dominazione sveva. Nel 1270
arrivano gli Angioini e Modica viene coinvolta nei Vespri Siciliani. I modicani cacciarono i francesi e nominarono Federico Mosca, giuda della sommossa, governatore della città. Lo stesso Mosca fu
nominato da Pietro I Conte di Modica e fu messo a capo degli attuali comuni di Modica, Scicli e Pozzallo.

La Contea di Modica nasceva, come entità autonoma plurifeudale, nel 1296 quando Federico II d’Aragona fu nominato re della Sicilia. Per i 500 anni successivi la Contea divenne il più ricco e
potente stato feudale della Sicilia e dell’Italia meridionale. Chiunque fosse nominato Conte di Modica diventava automaticamente Vicerè del regno e questa sorte toccò alla famiglia dei Chiaramonte che governarono la Contea fino al 1392. Successivamente a questa data l’ultima erede della famiglia dei Chiaramonte sposò l’erede al trono della d’Angiò, che regnavano su Napoli, e divenne Regina di Napoli per soli tre anni per poi essere ripudiata visto il fallimento della sua famiglia. Il fallimento della famiglia dei Chiaramonte era stato tramato da Bernardo Cabrera che, per impossessarsi di Modica, aveva fatto decapitare Andrea, ultimo sovrano della famiglia dei Chiaramonte.
Fu così che iniziò il periodo di dominio della famiglia Enriquez-Cabrera. Con questa famiglia, molto legata alla corona spagnola, Modica fu abbandonata dai regnanti che vi tornavano solo in
rarissime occasioni. Il prestigio di Modica e della famiglia regnante cresceva sempre si più fino alla conquista del Regno di Napoli. Siamo intorno al 1650 circa e la Contea vive il suo periodo di massimo splendore quando anche la famiglia regnante di Monaco, i Grimaldi, decise di stabilire la sua residenza a Modica, dove restarono fino al 1918 quando morì l’ultimo erede. Tutta l’area della Contea fu distrutta a seguito dell’evento sismico del 1693 ma nonostante ciò Modica riuscì a restare un punto di riferimento e di attrazione della Sicilia sud-est. La ricostruzione della città fu rapida e alla fine Modica si trovò ad essere ancora più bella.

Gli edifici danneggiati furono restaurati e ne furono costruiti degli altri, tutti con lo stile allora imperante: il barocco. Agli inizi del 1700 viene revocata l’investitura a Giovanni Tommaso Enriquez
Cabrera per l’accusa di tradimento e la Contea di Modica fu inclusa nel demanio spagnolo dal 1702 al 1713 anno in cui, l’intera Sicilia, fu concessa al Duca di Savoia Vittorio Amedeo II. Anche la dinastia dovette cedere qualcosa agli spagnoli e si decise che la Contea di Modica restasse sotto il loro dominio. Nel 1720 tutta la Sicilia passò sotto il potere austriaco di Carlo IV d’Austria che solo più tardi la concessero nuovamente agli spagnoli. Nel frattempo, non stante le diverse famiglie regnanti, la Contea di Modica, acquisisce potere, prestigio, ha un eccezionale sviluppo, sociale economico e culturale grazie allo sviluppo di enti di istruzione ecclesiastici e laici. Con l’Unità d’Italia Modica diventa capoluogo di distretto. Fino al 1930 Modica è stata una delle città più importanti dell’intera Sicilia.

Nel 2002 la città di Modica è stata inserita nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, sotto la tutela dell’UNESCO. È stata inserita in questo elenco con tutte le altre città della Val di Noto (Caltagirone, Militello in val di Catania, Palazzolo Acreide e Scicli) che presentano una particolare configurazione urbana. Nella parte vecchia della città, difatti, le abitazioni, una accanto all’altra, sono le continuazioni di antiche grotte. Nel centro di Modica colpisce l’ottima conservazione della necropoli del Quartiriccio con una decina di tombe a forno scavate nella roccia e risalenti al 2200 a. C.. Modica tutta si presenta come un armonioso intreccio di piccole e caratteristiche vie, scale e
piccole case. Le Chiese non si trovano al centro di grandi piazze, ma su scalinate imponenti o sui pendii delle colline. Lo stile imperante dei monumenti è l’eccentrico barocco, e nel caso di Modica tardo barocco. Tra gli illustri personaggi legati alla città di Modica non possiamo dimenticare Salvatore Quasimodo premio Nobel per la letteratura nel 1959.

Altre informazioni su Modica

L’economia di Modica è basata prevalentemente sull’agricoltura,
la zootecnia, l’artigianato e l’edilizia anche se negli ultimi anni è
in forte crescita anche il turismo grazie all’inserimento di alcuni
monumenti nella Lista dei Beni dell’Umanità da parte
dell’UNESCO. Nel 2010 la frazione balneare Marina di Modica è stata premiata con tre vele nella Guida Blu di Legambiente. Oltre l’arte, la tradizione, la storia e la cultura è possibile trovare anche il buon cibo e oltre quello tipico siciliano Modica vanta una delle cioccolate più buone fatte secondo un’antica ricetta azteca lavorata artigianalmente e a bassa temperatura.

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