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V° Municipio, 100celleaperte: ‘Dobbiamo ristrutturare e per farlo dovete sgomberare’

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‘Dobbiamo ristrutturare e per farlo dovete sgomberare’. Così il V mediante la Polizia Municipale e il Direttore del Municipio Ciminelli ai ragazzi di 100celleaperte, ma la storia della ristrutturazione dell’edificio non convince e il timore che sia una scusa per sgomberare lo spazio sociale è ormai una certezza.

E Boccuzzi, nel frattempo, chiede alla Digos di identificare chi non è d’accordo con lui.

E’ più che fondato il timore dei militanti di 100celleaperte che il Municipio stia utilizzando strumentalmente la questione della ristrutturazione del plesso di v. Delle Resede 5 al fine di sgomberarli e porre fine così a una realtà del welfare autogestito attiva da ben 23 anni.

La ristrutturazione è solo una scusa per sgomberarci coerentemente con la politica legalitaria del Movimento 5 Stelle denunciavano una ventina di giorni fa, e alla luce dei nuovi risvolti di questa vicenda non hanno tutti i torti.

Alla fine di novembre la Polizia Municipale del V gruppo contattava 100celleaperte per informarli di una incombente ristrutturazione del plesso dove sono attivi, oltre allo storico centro di aggregazione, una casa famiglia della cooperativa ‘Nuove Risposte’ e l’asilo nido comunale ‘L’isola che non c’è’. A tal fine, diceva la municipale: “Dovete lasciare questi spazi altrimenti procederemo con lo sgombero forzato”. Va da sé che se l’edificio necessita di essere vuoto da persone per i sopralluoghi del caso e gli eventuali lavori, ciò dovrebbe riguardare anche operatori e utenti della casa famiglia e dell’asilo nido. Inoltre, contestualmente ad una richiesta di chiarimento da parte dell’organizzazione, il Presidente del V Boccuzzi sosteneva di non conoscere la vicenda, scaricando la responsabilità della procedura sul presidente del Municipio Ciminelli e sugli uffici tecnici, evitando in ogni modo di prendere una posizione politica pubblica sulla questione del welfare cittadino autogestito.

Ma a quanto pare soltanto allo spazio sociale è stato chiesto di lasciare l’edificio. Abbiamo contattato la direzione della cooperativa Nuove Risposte che gestisce la casa famiglia che condivide l’edificio con il centro sociale: “Al momento nessuno ci ha chiesto di lasciare il plesso per porre in essere i sopralluoghi da parte dell’ufficio tecnico del Municipio. Non è stata paventata questa ipotesi”. Ciò dà riscontro alle denunce pregresse di 100celleaperte: “Vogliono prendere due piccioni con una fava. Con la scusa della messa in sicurezza di tutto lo stabile le istituzioni voglio portare a casa un altro trofeo, sgomberandoci e non permettendoci più di rientrare e lavorare per il quartiere come abbiamo sempre fatto”.

 

Che ci sia su questo tema una mancanza di trasparenza conclamata e l’estrema difficoltà a pronunciarsi politicamente da parte del Movimento 5 Stelle locale è un fatto ormai pacifico. E’ lo stesso comportamento del presidente Boccuzzi in occasione del tavolo del 1 dicembre con lo spazio sociale, organizzato proprio per chiarire la querelle, a confermarlo.

Prima Boccuzzi ha derubricato l’eventuale sgombero come mera questione tecnica per poi, a fronte di un attacco da parte di un membro della delegazione in riferimento alla realizzazione del ‘Pentagono italiano’ nel Parco Archeologico di Centocelle, ha attivato tempestivamente la Digos e chiesto lui stesso i documenti al militante. “State anche svendendo il parco ai militari”, ha incalzato il delegato dello spazio sociale, e per tutta risposta Boccuzzi ha alzato i toni, fino alle urla vere e proprie: “Mi dia immediatamente i documenti e si faccia identificare!”, facendo entrare nel proprio ufficio gli operanti della Digos, precedentemente allertati.

Nessun chiarimento di natura politica, nessun aggiornamento sui tempi e la realizzazione di un paventato sgombero che ha creato non poco scalpore nel quartiere in questi giorni, tanto meno informazioni specifiche di natura tecnica sono stati esternati dall’amministrazione municipale.
Soltanto, pare, discorsi scarica barile e sfoggio muscolare che tanto somigliano ad un tentativo di intimidazione verso gli spazi sociali locali che lavorano laddove il Comune proprio non riesce o non può arrivare: il welfare cittadino.

Alberto Salmè

 

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