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Vaccino Pfizer, i risultati del nuovo studio: “Dopo sei mesi diminuisce l’efficacia”

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Vaccino covid:

Mentre l’Italia corre ai ripari con l’obbligatorietà del Green Pass a partire dal 6 agosto e la campagna di vaccinazione accelera, c’è chi – tra gli esperti – già parla di una possibile terza dose del vaccino, nonostante siano ancora molti quelli che devono ancora fare il primo richiamo. Ad allertare uno studio pubblicato online, senza ancora una revisione, riportato dal Corriere della Sera, secondo il quale dopo sei mesi dal vaccino Pfizer diminuisce l’efficacia, dal 96% all’83,7%.

Lo studio sull’efficacia del vaccino Pfizer

Ma se da un lato l’efficacia sembra diminuire dopo sei mesi, dall’altra la valenza sembra restare alta contro le forme gravi della malattia. Questi sono i risultati di uno studio condotto su 42.000 volontari provenienti da 6 paesi diversi, che hanno deciso di sottoporsi alla sperimentazione che ha preso il via lo scorso luglio e si è conclusa il 13 marzo, quando ancora non si conosceva la variante Delta. 

Stando alla ricerca (che non ha misurato il tasso di infezioni virali asintomatiche),  nel periodo compreso tra una settimana e due mesi dopo la seconda dose, l’efficacia è stata del 96,2%, mentre in quello tra due e quattro mesi l’efficacia è scesa al 90,1%. Efficacia che ha raggiunto l’83,7% nel periodo compreso tra quattro e sei mesi dalla seconda dose. 

C’è bisogno di una terza dose del vaccino Pfizer? 

L’azienda farmaceutica Pfizer-Biontech gioca d’anticipo e ha già pubblicato i risultati delle sperimentazioni sulla terza dose del suo vaccino contro la variante Delta, quella che sembra essere dominante ormai ovunque. Dall’ultimo studio, i livelli di anticorpi con un terzo richiamo solo saliti di 5 volte tra i 18 e i 55 anni, di 11 volte tra i 65 e gli 85 anni. 

Ma se da una parte Pfizer sembra pronta per mettere ‘in commercio’ una terza dose del suo vaccino e alcuni paesi come la Turchia hanno già iniziato le somministrazioni,  dall’altra la FDA e l’Ema frenano perché sembrerebbe essere “troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una dose di richiamo”. Ogni decisione slitta e tutto dipenderà dalla campagna di vaccinazione ancora in atto, con la speranza di raggiungere quanto prima l’immunità. Poi il da farsi si vedrà. 

 

 

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