Cosa accadde davvero a Ylenia Carrisi? Quella notte del 6 gennaio 1994, una giovane donna bionda si immerse nelle acque del Mississippi, lasciando dietro di sé una scia di domande senza risposta. La figlia primogenita di Al Bano e Romina Power, dotata di uno spirito ribelle e di un’anima creativa, si era allontanata dal mondo per cercare la sua verità tra artisti di strada e homeless. Ma il suo sogno di libertà si è trasformato in un enigma che, trent’anni dopo, rimane irrisolto.
Un sogno spezzato e un destino avvolto dal mistero
Ylenia Carrisi desiderava esplorare il mondo con uno zaino in spalla, una macchina fotografica e un diario dove annotare ogni pensiero per il suo libro. L’ultima traccia di lei risale al 1993, quando aveva solo 23 anni. La ragazza si era recata a New Orleans, una città che l’aveva affascinata mesi prima durante le riprese di un docufilm sull’America perduta. Condivideva una stanza d’hotel con Alexander Masakela, un trombettista di strada dal passato controverso, ma poi il suo nome è svanito nel nulla.
H3: Le ombre di un video e la rabbia della madre
Negli ultimi giorni, un nuovo video ha scosso la memoria di questo caso. Pubblicato su un talk show spagnolo, suggerisce che un’ex agente di polizia della Florida abbia individuato una donna con caratteristiche simili a quelle di Ylenia in condizioni di degrado. Non ci sono prove, nessun fascicolo è stato aperto. Romina Power ha reagito con durezza, definendo il video una vergogna. Ha accusato chiunque abbia divulgato queste informazioni di danneggiare l’onore di sua figlia e ha annunciato azioni legali.
“Trovo spregevole che si parli di Ylenia attribuendole connotati che non possedeva”, ha dichiarato Romina. Le sue parole evidenziano quanto il dolore per questa perdita resti vivo.
La telefonata che resta nella memoria
L’ultimo contatto di Ylenia con la sua famiglia avvenne il 31 dicembre 1993. Al telefono, parlò con i genitori dal LeDale Hotel, dove alloggiava a New Orleans. Al Bano era contrariato: non approvava il suo ritorno in una città che gli evocava inquietudini. Nei giorni successivi, Ylenia lasciò l’hotel, abbandonando nella stanza il suo zaino, il diario, una Bibbia e pochi vestiti. Nessuno la vide più tornare.
L’unico avvistamento attendibile fu quello di Albert Cordova, una guardia notturna dell’Audubon Aquarium. Raccontò di aver visto una giovane donna gettarsi nel Mississippi la notte del 6 gennaio. Le sue ultime parole furono “Io appartengo alle acque”, un’espressione che colpì profondamente Al Bano, convinto che quella frase fosse una conferma della sua identità. La ragazza scomparve tra i mulinelli del fiume, lasciando un vuoto che non si è mai colmato.
Il peso delle speculazioni e il dolore di una famiglia
Negli anni, segnalazioni improbabili e teorie hanno alimentato la speranza e la sofferenza della famiglia Carrisi. Un ex agente dell’FBI ha affermato di aver trovato tracce di Ylenia, ma Al Bano ha più volte espresso il suo disprezzo verso queste insinuazioni, definendole “false speranze”. Nel 2013, il cantante pugliese chiese al tribunale di dichiarare la morte presunta della figlia, un gesto che segnò un punto di rottura con Romina Power, che si oppose con forza a quella decisione.
La morte presunta di Ylenia Carrisi fu dichiarata il 1° gennaio 2014. Una data simbolica, che coincide con l’ultima telefonata avvenuta tra lei e i suoi genitori, secondo il fuso orario di New Orleans.
Un mistero senza fine
Nonostante le dichiarazioni ufficiali, il caso di Ylenia Carrisi resta aperto nel cuore di chi la amava e nella mente di chi segue questa storia da anni. Le sue parole, “Io appartengo alle acque”, continuano a risuonare come un enigma. Sono un segnale di un animo tormentato? O il frammento di un sogno di libertà che si è infranto troppo presto?
Ylenia Carrisi ha lasciato un segno indelebile, non solo nella sua famiglia, ma anche nell’immaginario collettivo. Il suo spirito libero, il suo desiderio di avventura e la sua scomparsa misteriosa rappresentano un intreccio di bellezza e dolore che continuerà a essere ricordato.