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LE PMI “PROMUOVONO” IL PIANO RIFIUTI REGIONALE

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“Federlazio Ambiente è dalla parte del piano regionale di gestione dei rifiuti. Lo ritiene positivo e propositivo e che rappresenti un sostanzioso passo in avanti rispetto al clima di incertezze che spesso ha caratterizzato la materia”. Così Bruno Landi, presidente di Federlazio Ambiente, nel corso della seconda audizione indetta questa mattina in commissione Ambiente dal presidente Roberto Carlino (Udc). Lunedì prossimo si terrà un’ulteriore audizione alla quale sono stati invitati il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, quello di Allumiere, Augusto Battilocchio, i presidenti delle Province del Lazio e quelli di Arall, Lega Autonomie Lazio, Uncem, Anci Lazio e Upi Lazio.

La proposta di piano rifiuti – secondo l’associazione delle piccole e medie imprese del Lazio – contiene una politica avanzata per quanto riguarda la riorganizzazione tecnologica ed operativa del settore. In particolare Federlazio ha apprezzato la previsione di una filiera di impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) a valle della raccolta differenziata e delle azioni di contenimento nella produzione di rifiuti. “Il fatto di aver scelto di produrre combustibile da rifiuti o combustibile solido secondario per alimentare i termovalizzatori – ha proseguito Landi – è una scelta, secondo noi, giustissima, opportuna e qualificante per la Regione Lazio come alternativa a bruciare quasi tutto”. Gli impianti TMB sono da considerare per Federlazio una prosecuzione della raccolta differenziata con strumenti tecnologicamente avanzati. A questo proposito la RIDA ambiente di Latina, azienda non associata a Federlazio che produce combustibile derivato dai rifiuti (Cdr), ha tenuto a puntualizzare, però, che non si può ragionare “su impiantisca nuova da realizzare se quella esistente non viene utilizzata”.

Landi poi ha apprezzato la previsione di uno “scenario di controllo” (il cosiddetto “piano B”) perché rappresenta uno strumento di raccordo tra la realtà attuale della gestione dei rifiuti nel Lazio con una media di differenziata tra il 18-20% nel 2011 all’obiettivo di piano del 65% nel 2012. Le piccole e medie imprese del Lazio hanno dunque preventivato, perché siano realizzati gli impianti, investimenti dai 650 milioni ad un miliardo di euro. A questo proposito Federlazio ha chiesto alla Regione di “sensibilizzare” le grandi banche perché accompagnino gli imprenditori nel loro sforzo, di sostenere le Pmi nella lotta per la revisione del sistema delle tariffe (definite le “più basse d’Italia”) e che i Comuni laziali paghino il loro debito di circa 250 milioni di euro nei confronti del sistema delle imprese che operano nel ciclo dei rifiuti. Aspetto questo che Manlio Cerroni, il presidente di Colari, l’azienda che gestisce Malagrotta, ha rimarcato affacciando la possibilità che la Regione possa essere chiamata a garanzia degli enti locali che non pagano.

I debiti degli enti locali sono stati al centro delle preoccupazioni di Ugl, sindaco invitato all’audizione, che ha ricordato a tal proposito il “caso Gaia” come esempio di comuni che non pagano né i privati né le aziende pubbliche, perché magari hanno utilizzato i soldi della tariffa rifiuti per scopi diversi o tollerano una forte evasione. Ugl ha espresso apprezzamento per il superamento – con la proposta in discussione in commissione Ambiente – dei piani commissariali, ma ha rilevato che il piano evidenzia un deficit impiantistico e ha chiesto prevenzione, educazione e repressione per sostenere la differenziata oltre alla riduzione degli imballaggi.

La Uil, che ha dichiarato di parlare anche a nome di Cgil e Cisl, ha sostenuto che le discariche e la termovalorizzazione non sono sufficienti a far funzionare bene un sistema industriale dove ci sono società operanti nel ciclo dei rifiuti in crisi economica costrette a ricorrere alla cassa integrazione. Quindi è necessario – secondo l’organizzazione sindacale – attivare una filiera industriale che punti all’obiettivo del 65% di differenziata con un modello unico di raccolta (critiche sono state rivolte al sistema “duale” adottato dal Comune di Roma). Né si può dire che la “differenziata”, secondo Uil, costi tanto, visto che l’attuale sistema è da ritenersi anch’esso dispendioso. Manifestata infine la preoccupazione, dal sindacato, per l’esistenza di un “sistema di controllo” – quello che è stato chiamato “piano B” – che sarebbe da mettere da parte per scegliere in maniera netta un’impostazione innovativa che faccia a meno di megadiscariche.

Hanno partecipato all’audizione i consiglieri: Pier Ernesto Irmici (Pdl), Rodolfo Gigli (Udc), Francesco Carducci Artenisio (Udc), Ivano Peduzzi (FdS), Rocco Berardo (Lista Bonino Pannella) e Luigi Nieri (Sel).

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