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Sentirsi invisibili

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Una condizione adolescenziale

Parlare e non essere ascoltati, esprimere opinioni e non sentirsi considerati, avere un malessere e non essere visti: sono alcune delle sensazioni più comuni che vive chi si sente invisibile al mondo.

Si tratta dello stato esistenziale che caratterizza parte dell’adolescenza, uno dei motivi principali che spinge i giovani a mostrarsi “estremi” attraverso la moda, gli atteggiamenti e ad oggi anche con l’utilizzo dei social.

Agli adolescenti si sa, si perdona quasi tutto per il cambiamento repentino che stanno vivendo; il problema si concretizza durante l’età adulta, quando ci ritroviamo in un contesto lavorativo o all’interno di una relazione sentimentale.

Capita a tutti

La sensazione dell’invisibilità si presenta naturalmente nel corso della vita, anzi, in certi momenti può essere funzionale alla risoluzione di stati d’animo confusi, o quando vogliamo restare in contatto con noi stessi in un silenzio intimo e introspettivo.

La cronicità e dunque la disfunzione nasce quando questa condizione persiste nel tempo, ne diventa un vero e proprio disagio di relazione.

L’invisibilità nella coppia

Tra le condizioni più frequenti ci sono le dinamiche di coppia, e il partner seppur fisicamente presente smette di esistere per noi, o noi per lui, o addirittura l’uno per l’altra: la cena diventa routine, fare le vacanze insieme una noia, si evitano discussioni, ci si dimentica di essere in due.

Giorno per giorno questo stato di cose si cronicizza, con il tempo diventa soffocante e in ultima analisi diamo la colpa a chi ci sta vicino.

Ma è proprio tutta colpa dell’altro?

La nostra infanzia

Proviamo a ripensare come eravamo da bambini: i nostri disegni venivano elogiati e/o esposti? Quando eravamo tristi c’era qualcuno a consolarci? Le vittorie raggiunte sono state valorizzate? Abbiamo fatto ciò che desideravamo?

Gli ambienti familiari sono la base da cui parte e si struttura la nostra personalità, come in tutte le cose gli estremi non vanno mai bene, e sia in un senso che nell’altro può insorgere un’alterazione.

a) ambiente iperprotettivo: ogni cosa che facciamo o diciamo viene eccessivamente evidenziato, siamo i più belli, i più bravi, i più capaci. La conseguenza è che fuori dalla famiglia ricerchiamo lo stesso tipo di reazione, ma raramente gli amici, o i partner ci tratteranno nello stesso modo.

b) ambiente distratto o squalificante: ogni cosa che facciamo o diciamo viene squalificato come una sciocchezza, i nostri disegni non vengono nemmeno guardati, nessuno si complimenta con noi per le vittorie. Fuori da tale contesto cercheremo di essere silenziosi per paura del giudizio o di non essere apprezzati.

La scoperta delle emozioni

Alla base di questo disagio c’è la nostra difficoltà di riconoscere le emozioni ed esternarle, ma non solo, ritroviamo anche una bassa autostima e una personalità poco definita.

Di seguito alcune delle cause che possono portare all’invisibilità:

– Emozioni: vanno comprese ed esternate agli altri, senza emozioni siamo una scatola vuota;

– Bisogni: esprimere sempre i bisogni, non avere paura del giudizio o del rifiuto;

– Consapevolezza: conoscere sé stessi e ciò che siamo ci consente di non avere insicurezze, di esprimerci in pienezza;

– Responsabilità: il non esporsi ci rende pacifici, neutrali nei rapporti e ci tiene nella zona di comfort. Alla base c’è l’evitare di assumersi la responsabilità delle conseguenze delle cose che diciamo o facciamo.

Non è mai troppo tardi

Essere visti” è un funzionamento che richiede la capacità di “mostrarsi”, ossia, se voglio che qualcuno mi veda devo anche fare.

Riprendere entrambe le modalità non ha un tempo di scadenza, possiamo attraverso le relazioni che scegliamo provare ad esternare, a parlare, a mostrare le nostre emozioni.

Ricordiamoci sempre che il passato ha sì un valore importante, ma la nostra vita è sempre in avanti e possiamo decidere di migliorarla iniziando dai primi passi.

 

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

PsicoStress

 

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