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Ostia, Marsella (CasaPound Italia): “Cara Virginia, ora puoi far togliere anche le antenne agli immigrati che occupano l’ex colonia di Vittorio Emanuele?”

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A Ostia si riaccende il forte scontro tra CasaPound Italia e l’Amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi, soprattutto dopo che ieri è stata rimossa la scritta “CasaPound” dal muro esterno dei locali di via Napoleone III.

Una battaglia che la Sindaca di Roma ha voluto condurre in prima persona contro le “tartarughe frecciate“, che agli occhi della Prima Cittadina romana sono diventi il problema prioritario dell’intera Città Eterna. Nonostante attualmente Roma soffra di continui disservizi tra la raccolta dei rifiuti, la manutenzione stradale e la gestione del trasporto pubblico, la Raggi ha individuato l’estrema urgenza d’intervenire presso i locali di via Napoleone III. Questi locali seppur occupati, non vivono il profondo stato d’illegalità e degrado presenti in altre occupazioni sul territorio romano. Queste spesso guidate dell’estrema sinistra o addirittura da immigrati clandestini, diventano poli di spaccio e del mercato nero.

L’esempio lampante viene trovato nella ex colonia Vittorio Emanuele presente sul Lungomare Paolo Toscanelli del X Municipio di Roma Capitale, che da più di vent’anni vede al suo interno una totale fabbrica dell’illegalità e dove il Comune di Roma paga regolarmente le utenze di acqua e luce.

Una piena legittimazione da parte dell’Amministrazione locale e comunale di questa illegalità, che da diversi anni provoca profondi disagi ai cittadini del quartiere e trova la rabbia dei CdQ locali sulla spinosa situazione. Una questione ripresa in diverse occasioni anche da Luca Marsella (capogruppo di CasaPound Italia nel X Municipio di Roma Capitale), che diverse volte ha punzecchiato Virginia Raggi su questo deplorevole scenario finanziato dal Comune.

Nonostante la verità dell’ex colonia Vittorio Emanuele sia stata censurata da alcune media d’informazione come “Le Iene” con il conduttore Filippo Roma e la stessa Raggi manchi d’attenzione su questa immensa occupazione all’interno di un bene storico della Città di Roma e del territorio lidense, Marsella nelle settimane scorse ha effettuato una denuncia alla Procura di Roma e alla Corte dei Conti per dimostrare come la stessa Roma Capitale paghi le utenze di questi occupanti – perlopiù immigrati di cui non si conosce nulla – e palesi così un forte danno erariale per la faccenda.

Lo stesso consigliere lidense di CasaPound Italia è intervenuto dopo la rimozione della scritta “CasaPound” dai locali di via Napoleone III, chiedendo ora degli interventi presso le aree occupate della ex colonia Vittorio Emanuele.

https://twitter.com/MarsellaLuca/status/1158992353253888000

Luca Marsella scrive sul proprio profilo Facebook: “Cara Virginia, visto che la scritta di CasaPound non c’è più e quindi i problemi di Roma sono risolti, mi chiedevo se oggi avessi tempo per far togliere anche le antenne paraboliche agli immigrati che occupano abusivamente l’ex colonia di Ostia. Sai, non è che rispettino proprio il decoro e la legalità a cui tieni tanto e che bisogna ripristinare fino in fondo, come dici tu. Chiedo a te perché quel posto è di proprietà del Comune di Roma e le utenze, anche per far vedere la televisione a clandestini e spacciatori, le paghi tu con soldi pubblici“.

Prosegue il consigliere di CPI: “Sono sicuro che se riuscissi a fare un salto qui, troveresti senza dubbio qualche nordafricano che si confronterebbe con te in modo civile e pacato, proprio come abbiamo fatto noi. Magari uno di quelli che qui dentro macella animali a colpi di mannaia, si affitta i posti letto a 100 euro al mese o sta di vedetta per controllare che nessuno interrompa lo spaccio di droga nell’immobile che gentilmente concedi loro. Vedi, la scritta è stata rimossa, ma la denuncia di CasaPound su questa situazione, che tanto ti ha fatto innervosire ed accanire su quelle 9 lettere di marmo, resta. Resta in Procura e resta alla Corte dei Conti. E noi aspettiamo, perché il nostro simbolo è una tartaruga e non abbiamo alcuna fretta, cara Virginia“.

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