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Fa causa all’Inps perché non gli riconoscono i contributi e gli tolgono la pensione: 82enne si cosparge di benzina e minaccia di darsi fuoco

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Intervento polizia e ambulanza

Una vita di sacrifici e di duro lavoro, di contributi versati per anni e non riconosciuti. Anni di battaglie, di cause per ottenere quello che sarebbe un diritto e che, invece, per lui, un uomo di 82 anni, romano originario della Sicilia, così non sembra essere. Da una parte l’INPS, dall’altra l’Enasarco: nel mezzo una ‘comunicazione’ mai avvenuta e un anziano che da mesi non percepisce la sua pensione di 500 euro. E che questa mattina, dopo l’ennesimo tentativo, ha deciso di cospargersi di benzina e di minacciare, davanti agli uffici dell’INPS di Viterbo, di darsi fuoco. Pensava così di attirare l’attenzione, di dare uno ‘scossone’ a chi, da tempo, fa finta di non vedere. E di non ascoltare. 

La storia dell’anziano che da mesi non percepisce la pensione

Da 7 mesi l’anziano di 82 anni, che ha vissuto prima a Roma, poi nelle Marche e ora a Capranica, in provincia di Viterbo, non percepisce la pensione. Il motivo? L’INPS l’ha sospesa perché l’82enne ha fatto causa all’ente e in attesa dell’esito quei 500 euro (o poco più) non arrivano nelle sue tasche.

L’uomo nella sua vita ha sempre lavorato: prima, da giovane, come libero professionista, vendeva enciclopedie ed era iscritto all’Enasarco, poi come pasticcere versando i contributi all’INPS. Ma è proprio qui che sembra esserci il “problema”: i due enti non si sono mai confrontati e quando per l’82enne è arrivata l’età della pensione per l’INPS lui non aveva contributi sufficienti.

La pensione di 500 euro…

I due enti non si sono mai confrontati. E quegli anni di lavoro all’82enne non sono mai stati riconosciuti. Anzi, gli hanno dato una pensione minima di 500 euro (o poco più) e lui con quella cifra ha cercato di “sopravvivere”. E per cercare di ovviare al torto subito e portare qualcosa in tavola, nonostante l’età, non si è mai perso d’animo e continua, tuttora, a fare dei piccoli lavoretti in una pasticceria della Capitale. E così, una/due volte a settimana, quando serve, si sveglia alle 4 di mattina e da Capranica, e sale su un autobus, per andare a Roma. Per lavorare. A 82 anni, quando dovrebbe in realtà godersi la pensione. Che gli spetta. 

Il gesto dettato dalla disperazione 

L’82enne ha sempre versato i contribuiti. Lo ha fatto per 15 anni con l’Enasarco e per 24 anni con l’INPS, ma l’Ente continua a sostenere il contrario. E il ricongiungimento, tra i due enti, non sembra possibile. Anzi, oltre il danno anche la beffa: all’uomo l’INPS ha pensato bene di sospendere la pensione (di lavoro, non sociale), in attesa dell’esito dopo la causa.

Da qui il gesto di questa mattina, dettato dalla disperazione: l’anziano si è presentato a Viterbo, davanti agli uffici dell’INPS, si è cosparso di benzina e ha minacciato di darsi fuoco. E lo ha fatto dopo tante richieste, tanti (troppi) appuntamenti rimandati. Lo ha fatto perché pensava così di farsi ascoltare e di farsi notare, di accelerare quella burocrazia, che continua ad essere lenta. E cieca di fronte a un uomo che da 7 mesi non percepisce la pensione. Di fronte a un anziano che ha solo il diritto di godersi i suoi anni. Lui che ha sempre lavorato, ha sempre versato i contributi e che ora se guarda indietro vede il suo lavoro ‘vanificato’. Quasi umiliato da chi non ha fatto altro, nel tempo, di fargli promesse, mai rispettate. Tra appuntamenti disdetti, accrediti mai arrivati (l’ultimo, promesso, era previsto venerdì). E oggi il gesto disperato per ottenere quello che resta un diritto. 

L’uomo, dopo essere stato in osservazione all’ospedale di Viterbo, è stato dimesso. Ma le domande e i perché sono ancora troppe: bisogna arrivare a tanto per farsi riconoscere un diritto? 

 

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