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Omicidio a Roma, freddato in strada a Casal de’ Pazzi: arrestato il commando

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Carabinieri omicidio Roma

Omicidio a Roma, arrestate tre persone accusate di aver ucciso nel marzo dello scorso anno Roman Stefan Mihai. Un agguato che non lasciò scampo all’uomo: adesso i Carabinieri sono riusciti a fare piena luce sull’accaduto.

Carabinieri Roma
Carabinieri Roma – (ilcorrieredellacitta.com)

Un agguato, un’esecuzione in piena regola preparata nei minimi dettagli, dal luogo fino allo ‘smaltimento’ degli abitati utilizzati per l’omicidio. A distanza di quasi un anno è stato ricostruito quanto accaduto in quella drammatica sera dell’8 marzo a Casal de’ Pazzi a Roma, quando un uomo venne brutalmente assassinato in strada, in Via Selmi, all’altezza del civico 9. Adesso, per quell’omicidio, sono chiamati a rispondere tre persone, una delle quali tuttavia già in carcere per altri reati. 

L’omicidio di Roman Stefan Mihai a Roma in Via Selmi

La vittima, il cittadino romeno Roman Stefan Mihai, era stato freddato nella zona tra Ponte Mammolo e Casal de Pazzi, precisamente in via F. Selmi come detto, venendo sorpreso da un commando armato. Due uomini, a bordo di una moto di grossa cilindrata, lo avevano affiancato prima degli spari: due i colpi d’arma da fuoco esplosi che lo avevano colpito, a morte, al torace e a un fianco. Qualcuno però, poco prima, aveva garantito sul posto la presenza della vittima: si tratta della terza persona fermata, accusata di aver agito da “specchiettista” ai complici dileguatisi subito dopo.

Carabinieri Omicidio a Roma Casal de Pazzi
Carabinieri – (ilcorrieredellacitta.com)

Nei loro confronti sono stati allora i Militari dell’Arma della Compagnia di Roma Montesacro a dare esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica, che ne ha disposto la custodia cautelare in carcere. Le accuse sono, in concorso e a vario titolo, di “omicidio aggravato” nonché, per due di loro, di “detenzione illegale, in concorso tra loro, senza averne fatto denuncia all’autorità di Pubblica Sicurezza, e portato in luogo pubblico un’arma da sparo”.

Le indagini sull’omicidio di Casal De’ Pazzi

Le indagini, condotte tra marzo e novembre 2023, hanno consentito, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché dall’esame dei tabulati telefonici e dai servizi di osservazione, pedinamento e controllo, di raccogliere così i gravi indizi di colpevolezza oggi contestati a carico della banda. In primis nei confronti di un uomo di 27 anni, colui che viene ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio, con vari precedenti, attualmente detenuto in carcere, appartenente a una famiglia di “etnia rom” dimorante presso l’insediamento – abusivo – di Ponte Mammolo.

L’esecutore materiale: “Pericoloso soggetto rom”

La figura del 27enne, particolarmente inserito nel contesto della criminalità romana, con numerosi precedenti per reati di natura predatoria, nonché per detenzione di armi da fuoco, è emersa sin dalle prime battute per la sua indole violenta. Nei documenti, spiegano le forze dell’ordine, si fa riferimento ad una condotta caratterizzata dalla “sua eccezionale lucidità e crudeltà, che rivelano una personalità altamente pericolosa”. E’ accusato inoltre di aver avuto un ruolo di organizzatore dell’omicidio, tanto da impartire disposizioni precise su come disfarsi degli abiti e dei caschi utilizzati, garantendo loro un compenso in denaro. 

L’uomo, peraltro, si trova già in carcere come detto. La scorsa estate gli era stata infatti notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica poiché gravemente indiziati dei reati di “porto e detenzione di arma comune da sparo, ricettazione di arma di provenienza furtiva, detenzione di munizionamento”. Alle porte di Roma aveva allestito un locale adibito a officina laboratorio, munito di specifica attrezzatura tecnica per ricaricare le munizioni e modificare le armi del tipo “soft air”, alterandole in modo tale da renderle in grado di sparare proiettili veri.

Il motociclista

Destinatario invece della seconda ordinanza è stato anche colui che è gravemente indiziato di essere il conducente della moto usata per l’agguato. Si tratta di un 37enne romano con precedenti, ingaggiato appositamente per la sua capacità di guidare mezzi di grossa cilindrata e dileguarsi velocemente nel traffico. Le immagini di video-sorveglianza in particolare l’avevano ripreso mentre sfrecciava in via di Ponte Mammolo negli attimi precedenti l’agguato, insieme al complice, entrambi vestiti di nero con tute e caschi integrali.

Il “palo”

Arriviamo così al terzo uomo. Quella sera infatti, sul luogo dell’omicidio, ci sarebbe stato anche un terzo uomo, ovvero colui che ora è accusato di avere garantito al gruppo di fuoco la presenza certa della vittima sul luogo, dando così il via all’esecuzione. Si tratta di un 29enne italiano, incensurato, che, insospettabile, avrebbe fatto da “specchiettista” al commando dileguandosi subito dopo.

Il movente

A chiudere le indagini la ricostruzione del movente. Già nei giorni successivi all’omicidio, la moglie della vittima aveva parlato di “minacce che andavano avanti da tempo”. Ebbene, secondo gli investigatori, alla base del movente sembrerebbe esserci un vecchio litigio tra alcuni dei membri della famiglia del 27enne e il Mihai, sfociato in continui dissidi e rancori. Fino all’omicidio.

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