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Ostia, la Corte d’Appello riconosce il clan Fasciani come mafioso: condanne per oltre 160 anni

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Associazione mafiosa: questa la natura del clan Fasciani, terrore dei cittadini onesti di Ostia.

Dopo tre ore di camera di consiglio, la Terza Corte d’appello di Roma ha pronunciato 13 condanne per pene che superano complessivamente i 160 anni di carcere per reati di droga, interposizione fittizia, usura ed estorsioni. I

La Terza Sezione della Corte d’Appello di Roma, in accoglimento dell’impugnazione del procuratore generale, ha riconosciuto oggi il carattere mafioso dell’associazione diretta da Carmine Fasciani e operante nel litorale romano; ha quindi applicato la circostanza aggravante della mafiosità anche ai delitti fine dell’associazione e ha di conseguenza aumentato la pena dei componenti del clan.
Il processo di primo grado si era concluso all’inizio del 2015, mentre le operazioni degli inquirenti sono continuate e recentemente avevano portato a ingenti sequestri patrimoniali tra il 2017 e il 2018 nel corso delle operazioni “Nuova Alba” e “Tramonto”.

Si tratta di un processo d’Appello bis, dal momento che nella prima sentenza d’appello i giudici avevano derubricato il reato di associazione di tipo mafioso, riconosciuto in primo grado, in associazione a delinquere semplice. A seguito di quella decisione la Cassazione aveva ordinato di rifare il processo.

Nel dettaglio, ecco le pene date dai giudici della Corte d’Appello:
Carmine Fasciani condannato ad anni 27 e mesi 10 di reclusione;
Silvia Franca Bartoli condannata ad anni 12 e mesi 9;
Terenzio Fasciani condannato ad anni 8 e mesi sei;
Alessandro Fasciani condannato ad anni 10 e mesi sei;
Sabrina Fasciani condannata ad anni 11 e mesi 4;
Azzurra Fasciani condannata ad anni 7 e mesi 2;
Riccardo Sibio condannato ad anni 25 e mesi tre;
John Gilberto Colabella condannato ad anni 13;
Luciano Bitti condannato ad anni 13 e mesi 3;
Gilberto Inno condannato ad anni 7 e mesi 1;
Mirko Mazzoni condannato ad anni 10;
Danilo Anselmi condannato ad anni 7;
Eugenio Ferramo condannato ad anni 10.

Soddisfatto don Luigi Ciotti, costituita parte civile nel processo. “Ora – ha dichiarato in un comunicato stampa – nessuno potrà più mettere in discussione la natura mafiosa dei clan che si sono spartiti i traffici illeciti nella Capitale e che per anni hanno condizionatola vita economica e democratica del litorale romano, arrivando sin dentro il cuore della città”.

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