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Roma. Minacce, intimidazioni e telecamere di sorveglianza sabotate, parla l’ex collaboratore sotto scorta Marco Doria: ‘Sono stato lasciato solo’

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minacce a Marco Doria

C’è del marcio in Danimarca” diceva Marcellus ne l’Amleto di Shakespeare, in occasione della prima apparizione spettrale. E la nostra Danimarca è il VI Municipio romano che, durante la scorsa estate, è stato spesso e volentieri protagonista delle nostre inchieste. L’amministrazione capitanata da Nicola Franco, per questi motivi, ha smesso di interloquire con chi scrive. Sotto accusa ci sarebbero i nostri articoli inerenti il Bando per l’Estate Romana, l’accentramento di deleghe nella persona del Presidente, la cacciata poco ortodossa della nota scrittrice Rita Pomponio dall’Assessorato alla Cultura (e il Tar le diede ragione, ndr), le accuse alla Presidente della Controllo e Garanzia Laura Arnetoli e alcune criticità poco chiare in riferimento ai collaboratori a titolo gratuito di cui ancora si avvale il minisindaco in quota FdI. Il direttore apicale del VI, addirittura, si spinse a inviarci una lettera di diffida dal chiaro tono intimidatorio e alla quale abbiamo risposto pubblicamente, salvo poi non avere più sue notizie.

Non pago il Presidente Nicola Franco ci ha recentemente querelato e di questo risponderemo volentieri a chi di dovere. Nel contempo e nella massima trasparenza continuiamo a fare il nostro lavoro, in quanto come giornalisti rendiamo conto solamente ai cittadini.

Parla il delegato ai Rifiuti e all’Ambiente: dalle semplici minacce ai proiettili

Incontriamo oggi Marco Doria, persona molto nota alla politica romana, già nominato dall’ex sindaca Raggi Presidente del Tavolo per la riqualificazione dei Parchi e delle Ville Storiche della Capitale, e che ha svolto da febbraio ad agosto scorso le mansioni di delegato ai Rifiuti e all’Ambiente per conto di Franco. Mai istituzionalizzato, mai nominato formalmente Assessore, Doria ha messo a disposizione le proprie competenze a titolo gratuito, come peraltro fanno altri soggetti in seno all’amministrazione attuale. Per il suo impegno civico e politico Marco Doria da tempo subisce minacce, intimidazioni mafioseggianti, attentati veri e propri che hanno coinvolto in passato anche il suo cane: il povero animale morì a causa di un wurstel pieno di chiodi. Per queste ragioni l’ex collaboratore della Giunta vive sotto scorta.

Doria, lei si è dimesso dall’incarico a fine agosto, dopo aver ricevuto l’ennesimo atto intimidatorio. In maniera clamorosa le è stato recapitato un proiettile presso viale Cambellotti. Però in un primo momento, secondo i comunicati diffusi dalla Presidenza, tutto lasciava pensare fosse Nicola Franco il destinatario di quella minaccia.

“Già. Dopo il fatto del proiettile la sera stessa uscì il comunicato stampa di Franco, da cui si evince che le intimidazioni sarebbero state fatte nei confronti della Presidenza. Il Presidente all’epoca raccolse attestati di stima e solidarietà da più fronti, per qualcosa che non lo ha mai colpito in prima persona. Infatti ero io il bersaglio di queste minacce. E sicuramente il motivo è sempre lo stesso. Sono in prima linea contro lo sversamento dei rifiuti e il deterioramento di parchi e ville storiche. Ancora oggi la mia attività di denuncia procede a pieno regime. Durante la mia esperienza nel VI, in collaborazione con la Polizia Locale, abbiamo prodotto sanzioni fino a 70mila euro. In questo territorio un’attività del genere era assolutamente sconosciuta, nessuno faceva niente. È stata una guerra aperta e totale, ma ero solo, nessuno mi ha mai supportato ed è per questo che mi sono allontanato. Non è stato a causa di un singolo episodio”.

Ci sta dicendo che la presidenza non l’ha adeguatamente tutelata?

“Non sono stato tutelato in nessun caso. Mi sono trovato solo lungo tutta questa esperienza. Ogni volta che arrivava una minaccia mi si chiedeva di non parlarne con nessuno, al fine di non far accendere i riflettori sul VI”.

Ci sono quindi state altre intimidazioni contro la sua persona, oltre al fatto del proiettile?

“Sì, sei in tutto. E sono stato molto male. Sono arrivati al punto di sfondare la macchina della mia scorta sotto al Municipio. Fatti tutti regolarmente denunciati; sono intervenuti più volte la Digos, la Polizia Scientifica e gli artificieri. Per questi motivi ho chiesto più volte di far almeno ricoverare l’auto della Polizia nel garage interno del Municipio, ma questa possibilità non ci è mai stata data. È assurdo”.

Ma ci sono indagini in corso?

“Guardi, tutte le volte che sono stato oggetto di minacce le forze dell’ordine procedevano ad acquisire le immagini della videosorveglianza. Ebbene, abbiamo appreso che queste telecamere di sicurezza sono sfalsate! Puntano in altre direzioni. Ad esempio, la telecamera posta all’ingresso della Presidenza riprende le bandiere al vento invece dell’ingresso. Per ben sei volte gli agenti non sono riusciti ad acquisire nulla di utile per risalire ai responsabili degli atti criminosi. È stato detto in tutti i modi di farle sistemare, ma solo pochi giorni fa la mia scorta appurava che sono rimaste sempre allo stesso modo, nulla è cambiato. Non riprendono ciò che devono riprendere e ad oggi qualunque reato accada in quella sede non si riuscirebbe a risalire gli autori”.

Ciò che racconta ha dell’agghiacciante. Come mai lei non è stato nominato Assessore, se ne svolgeva le funzioni in tutto e per tutto? C’è poi da considerare un nodo; la commissione Trasparenza del Campidoglio ha chiarito che le collaborazioni a titolo gratuito sarebbero illegittime per i municipi.

“Io in persona ho sottoscritto note e il Presidente le ha disconosciute, dicendo che venivano protocollate da altri assessorati. Ma ciò è falso, in quanto le note a mia firma venivano protocollate dalla segreteria del Presidente. Alcune di queste addirittura risultano a doppia firma, la mia e quella del minisindaco; come fa Franco a disconoscere queste note se c’è anche la sua firma? Sì, ho fatto l’assessore a tutti gli effetti e mi muovevo, come tutti sapevano, come fossi istituzionalizzato. La differenza è che non percepivo alcun emolumento”.

Doria, con chi si interfacciava nel periodo in cui ha lavorato nel VI Municipio?

“Con il presidente Nicola Franco e, in sua assenza, con la moglie del Presidente, Giorgia Galassi, che coordinava la segreteria”.

Ma la moglie del Presidente Franco ha un incarico ufficiale?

“Quando sono arrivato lì, a febbraio, gestiva la segreteria. E così per tutto il tempo in cui sono rimasto io, fino a quando è arrivato Francesco Smedile in pianta stabile, che ne ha preso il posto. Ma non so che tipo di contratto avesse la moglie di Franco. Posso dire che è lei che ha trovato la busta con i proiettili destinati a me, sulla scrivania dell’usciere, come risulta dalla denuncia e dalle sommarie informazioni rese nell’immediatezza alla Digos dalla stessa Galassi. Ma ripeto, non ho idea di quale sia il suo incarico ufficiale, né se sia a titolo gratuito o meno. Quando arrivavo la mattina la trovavo nella sua stanza intenta a lavorare al computer”.

Oggi come vanno le cose? Subisce ancora intimidazioni?

“Oggi mi attaccano ancora sui social. Truppe cammellate che perpetrano bullismo nei miei confronti, in quanto continuo a scoprire una moltitudine di illeciti nel territorio, sversamenti e fatti simili. Oggi posso fare solo sopralluoghi, ma è cosa che dovrebbe fare il Presidente visto che la delega all’Ambiente e ai Rifiuti seguita a tenerla per sé”.

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