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Roma, picchiavano i bambini ma ora torneranno all’asilo dopo i domiciliari: genitori in rivolta

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Schiaffi, urla, offese verbali, tutto ciò che un bimbo non dovrebbe mai subire. Eppure, sono proprio loro i “protagonisti” di questa terribile storia che si è consumata tra le mura scolastiche, in un ambiente che avrebbe dovuto accoglierli, educarli e farli sentire a casa. Il 23 gennaio dello scorso anno proprio per questi fatti due maestre della scuola dell’infanzia di Formello sono finite agli arresti domiciliari con le accuse di maltrattamenti ai danni di numerosi alunni. Un incubo che sembrava essere finito. E che invece, a distanza di tempo, sta “ribussando” alle porte di genitori e bimbi, tutti in rivolta. 

Roma, botte, urla e insulti ai bimbi: due maestre dai domiciliari al ritorno in aula

Prima gli arresti domiciliari per le due educatrici, poi il 15 febbraio del 2020 il loro ritorno alla libertà, con il tribunale del Riesame che aveva disposto la sospensione di sei mesi dall’ufficio scolastico. Ma è proprio questo il punto: il tempo è scaduto e le due maestre, le stesse che erano state filmate durante quelle punizioni violente ai danni dei piccoli alunni, ora sono di nuovo a scuola. In aula, in attesa del processo. Come rende noto Repubblica, i genitori dei bimbi sono preoccupati e in una lettera recapitata il 20 settembre scorso alla dirigente scolastica hanno chiesto che le due educatrici “vengano assegnate a un altro incarico con la massima urgenza”. 

La Preside, una volta informato i genitori, non ha potuto fare altro che spostare le due educatrici in un’altra struttura: un’indagata ha la funzione di potenziamento, affianca quindi le maestre titolari; mentre l’altra ancora non è tornata a scuola, ma è stata assegnata a una sezione in cui ci sono bimbi con difficoltà e lavorerebbe, dunque,  con altre colleghe.

E se da una parte non c’è l’intenzione di mettere alla gogna le due donne perché è ancora tutto “in corso”, dall’altra i genitori temono per i loro figli: “Riteniamo più opportuno e ragionevole attendere la sentenza prima di farle tornare a scuola”. Intanto, il Miur ha avviato delle indagini per approfondire il caso. 

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