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Roma: ragazzino picchiato e minacciato dai bulli, i video nelle chat di classe. ‘Sono stanco, non ce la faccio’

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Ragazzo bullizzato e picchiato in una scuola di Roma: la storia e la pena per i ragazzi

Lo avevano preso di mira e avevano pensato bene di distruggergli tutto, libri e quaderni, di spintonarlo e di minacciarlo. Poi, non contenti, lo avevano accerchiato e uno di loro gli aveva sferrato un violento pugno in stomaco. È l’ennesima pagina di una storia di bullismo, purtroppo sempre più frequente negli istituti scolastici. Lì dove i ragazzi dovrebbero sentirsi al sicuro, studiare e divertirsi con i compagni. Lì, dove invece, Federico (nome di fantasia) è stato deriso, picchiato, continuamente umiliato dai suoi coetanei, ragazzi tra i 14 e i 15 anni che frequentano il primo anno di una scuola superiore di Roma. 

La storia del ragazzo romano bullizzato

Federico, che fin dai primi giorni di scuola, è stato deriso e spintonato era arrivato al punto di non riuscire più a svegliarsi la mattina con lo spirito giusto per andare in classe e sedersi tra i banchi. Per lui era diventato un incubo e i genitori, preoccupati per lo stato di sconforto del figlio, hanno cercato aiuto e hanno tentato in tutti i modi di mettere la parola fine a quella storia terribile.

Di tre ragazzi contro uno. Di tre adolescenti che, insieme, si sentivano forti, invincibili. Quasi come se fosse un loro diritto picchiare Federico, accerchiarlo e farlo sentire sempre più solo. Un branco che non si è mai tirato indietro, che non si è mai fermato. Spintone, dopo spintone.

Gli atti di bullismo ripresi e condivisi nella chat di classe

Non bastava isolarlo, picchiarlo o prenderlo di mira. I bulli hanno pensato bene di postare i video delle aggressioni nelle chat di classe. E a quelle immagini terribili sono seguiti commenti offensivi e denigratori nei confronti di Federico, che chiedeva solo pietà. Implorava i ragazzi di smetterla, di trattarlo con maggiore rispetto. Come merita chiunque essere umano. E invece, loro hanno continuato e per il ragazzo andare a scuola significava vivere un incubo, tra stress e ansia, al punto che aveva deciso di non frequentare più quell’istituto, con i genitori costretti a ‘trasferirlo’ in un’altra scuola della Capitale. 

I tre bulli puniti dalla Questura di Roma: ecco la pena

Per i tre giovani è scattato l’ ammonimento per cyberbullismo firmato dal  Questore di Roma. Una richiesta presentata presso il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Lazio e poi trasmessa alla Divisione Polizia Anticrimine  dal padre della vittima, preoccupato per lo stato di profondo sconforto in cui era caduto il figlio. Chi ha indagato ha valutato tutta la documentazione e per i tre ragazzi è scattato il provvedimento, che è stato introdotto come strumento di dissuasione e recupero dei cyberbulli. Con un se. Perché se le angherie e le aggressioni dovessero continuare loro verranno denunciati alla Procura dei minori. 

Il percorso rieducativo previsto per i tre bulli

I tre ragazzi sono stati convocati negli uffici del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Lazio: a loro è stata spiegata la gravità della condotta e sono stati invitati a cancellare riproduzioni e commenti dal proprio telefonino e da qualsiasi altra memoria o archivio. Video di Federico, di aggressioni gratuite e di commenti offensivi.

Ma non solo. Ai tre è stato chiesto di non pubblicare nulla che riguardi il compagno, senza il suo consenso. I bulli della scuola hanno accettato di seguire il percorso trattamentale volontario e gratuito a cura dell’equipe multidisciplinare: si faranno supportare da criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori, con la speranza che capiscano i loro errori. E che questi non vengano ripetuti. Si tratta di un modello d’azione innovativa per far riflettere i ‘bulli’, per fargli avere consapevolezza di quanto i loro comportamenti siano aggressivi. E per nulla lodevoli. Un modello per puntare i riflettori su vicende sempre, e purtroppo, più attuali. Con la speranza che i giovani capiscano che l’unione fa la forza sì, ma che forza non significa prevaricare, bullizzare e umiliare. Forza vuol dire essere uniti, solidali e complici. 

 

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