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Testa di gallina mozzata, minacce e attentato incendiario: «Umberto Rello non sono io», il clamoroso scambio di persona dietro i fatti di Pomezia

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Atti minatori con bomba rudimentale e testa di animale mozzato attaccata alla porta di casa, parla l’avvocato dell’uomo che, lunedì mattina a Pomezia si è svegliato grazie all’abbaiare insistente del suo cagnolino, grazie al quale l’attentatore non ha fatto in tempo ha innescare la miccia sul pianerottolo di una palazzina di piazzale delle Regioni, che avrebbe potuto far esplodere l’ordigno, causando chissà quali danni.

“Si tratta senza dubbio di un atto di brutale e cieca violenza, di un attentato diretto contro una persona già fatta oggetto di altre macabre intimidazioni: tali sono infatti il messaggio col teschio, la testa di un animale col collo mozzato, gesti intrisi della più inquietante simbologia malavitosa, che ci illudevamo di vedere altrove, solo in tv, e non a pochi passi da casa nostra – dichiara l’avvocato Fabrizio Lanzi – È, purtroppo, anche un segno della profonda deriva che minaccia la nostra civile convivenza, già minata, in questi mesi, da una durissima e angosciante prova. Sia chiaro: non penso, con candida ingenuità, che di fronte all’insidioso e invisibile nemico che stiamo combattendo ogni giorno, tutto il resto sia, d’incanto, sparito: il male e la stupidità non dormono mai e sono pronti a colpire chiunque, sotto le più svariate forme, in qualsiasi momento. Tuttavia, pur in qualità di difensore di fiducia della vittima e della sua famiglia, deliberatamente evito di addentrarmi nelle possibili motivazioni dell’anonimo autore di questi vili gesti: dal punto di vista legale, sono già in corso le indagini delle competenti autorità, debitamente allertate ed informate; dal punto di vista umano, non esiste al mondo un solo motivo che possa giustificare quanto fatto”.

LA RIVELAZIONE SUL PROFILO FAKE: UMBERTO RELLO

“Solo su una cosa intendo soffermarmi – prosegue il legale – anche in vista dei provvedimenti che si adotteranno: l’insistente, velenoso ed infondato chiacchiericcio, secondo il quale all’origine di queste spietate minacce vi sarebbe l’ennesima – e, permettetemi – penosa querelle su Facebook. Il mio assistito, del tutto estraneo ai fake, da intendersi sia come falsi profili che come false notizie propalate sui social, reagirà in ogni sede e con ogni mezzo, nei confronti di chiunque osi anche solo ventilare l’ipotesi che egli abbia usato Facebook e affini in modo distorto e offensivo, associandolo a tale profilo Umberto Rello. A tal fine, in attesa che la magistratura faccia il suo corso, si è chiesto da subito l’immediata rimozione del profilo Rello Umberto, con tutti gli annessi fake usati allo stesso scopo. E questo, a tutela dell’incolumità propria e dei suoi familiari, i quali, dopo lo scampato pericolo, chiederanno ampio risarcimento per quanto subito sia “in ambito virtuale” che nella vita reale. Infine, proprio perché in questa storia sono minacciate non solo la serena convivenza, ma anche la libera manifestazione del pensiero, do’ all’accaduto il risalto che merita sugli organi di stampa: chi è vittima dell’altrui violenza non deve restare in silenzio; chi è responsabile di tali condotte deve sapere che la prima condanna è quella sociale. Poi, seguirà quella giudiziaria”.

 

 

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