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«Vengo a casa tua e ti squarto in due», strozzini minacciavano le vittime tra Ardea, Tor De’ Cenci e Santa Marinella, interessi fino al 940%

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usura tra Ardea, Santa Marinella e Tor De' Cenci

Interessi che andavano dal 120 al 940%. E vittime di tutti i tipi: commercianti, piccoli imprenditori, casalinghe, pensionati, percettori di reddito di cittadinanza. E persino un criminale. E proprio da lui è partita l’operazione che ha fatto sgominare un giro di usura ed estorsione dalle proporzioni enormi. Per farsi pagare usavano le minacce. “Vedi che devi fa, sennò me tocca passà da te a bottega. Sennò devo fa passà qualcuno: sono guai per me e soprattutto per te. So c..i tua, stasera ce l’hai a casa”. 

Partiti dai Castelli, avevano esteso i loro affari ad Ardea e a Santa Marinella, arrivando fino a Roma, in zona Tor de’ Cenci. I componenti della banda non erano solo soci in affari, ma anche parenti: due coppie di coniugi.

Criminale e vittima: dalla droga all’usura

L’indagine, che ha portato all’arresto di 8 persone, 4 delle quali in carcere e altre 4 ai domiciliari, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile e coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri. Tutto è partito da un componente della “Banda dei Castelli”, dedita alle rapine dai Castelli al litorale romano, sgominata sempre dai carabinieri nel maggio scorso.

I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno ricostruito non solo un giro di spaccio, ma anche l’enorme business creato dalle due coppie. E questo perché uno dei criminali era diventato loro vittima. L’uomo aveva infatti chiesto quattro prestiti, uno a suo nome, l’altro per la moglie, poi ancora uno per la madre e uno per la zia. Ma non era riuscito a restituire i soldi presi nei termini dettati dai suoi “benefattori” e presto erano arrivate le minacce. Che i militari avevano registrato tramite le intercettazioni.

Gli arrestati

Le vittime accertate sono 58, ma potrebbero essere di più. In carcere sono finiti Marco Bottiglieri e Barbara Guidi, marito e moglie: loro, secondo il Gip Emiliano Picca, erano gli organizzatori del gruppo criminale. Poi, sempre in carcere, anche Daniele De Belardini e sua moglie Gianna Brunetti: loro erano i “mediatori e riscossori” della banda. Infatti, come si legge nell’ordinanza, provvedevano “materialmente alla contrattazione di nuovi finanziamenti e alla riscossione delle rate mensili dalle vittime”. I pagamenti venivano effettuati in contanti oppure attraverso ricariche PostePay. Ci sono poi altre 4 persone arrestate, ai domiciliari: per loro è stata aperta un’inchiesta parallela. Sono accusate di spaccio di sostanze stupefacenti e di essere stati di supporto ai quattro. Altri tre sono invece stati denunciati.

Le vittime e le minacce

Trovare le vittime era facile, attraverso un sistema di passaparola tra parenti e conoscenti. Le persone in difficoltà si rivolgevano ai quattro arrestati su indicazione di qualcuno di fiducia. E cadevano in trappola. A caderci una varietà incredibile di persone: dalle casalinghe ai piccoli commercianti, carrozzieri, meccanici, fino ai pensionati e ai percettori del reddito di cittadinanza, passando dalle estetiste e dagli artigiani. Tutte persone che non riuscivano a ottenere prestiti attraverso le banche.

Appena saltavano una rata arrivavano i messaggi. “Mò te racconto ‘na cosa. Mi hai rotto il c…o, ora non scherzo più. Adesso vengo a casa tua e te sfascio tutto”. Ma c’era anche di peggio. “Vengo a casa tua e ti ammazzo. Vengo e ti squarto in due”. Gli usurai minacciavano le loro vittime principalmente attraverso messaggi inviati su Whatsapp. Ma anche al telefono le frasi minatorie non erano di certo meno pesanti. “Se non riprendi a pagare faccio passare i miei amici a casa tua. A proposito, come sta tua figlia?”, oppure: “Ascolta, è meglio che non salti più le rate. È meglio che ti curo io la pratica, invece di passarla a loro”. C’erano sempre questi fantomatici “loro”, qualcuno che sarebbe dovuto arrivare da Napoli per risolvere il problema dei pagamenti. E di certo non con le buone maniere.

I pagamenti

I prestiti venivano fatti “a fermo”. Al momento del prestito venivano già trattenuti, per quasi tutti i contratti, 100 euro. Spesso, però, visti i tassi altissimi, le vittime non riuscivano a pagare, strozzati dai debiti. Ma i quattro, magnanimi, erano disposti a rinegoziare la cifra, concedendo un nuovo prestito, con il quale assorbivano il primo. E si ricominciava con nuovi interessi. E nuove minacce.

Fino a quando, grazie all’indagine dei carabinieri, le intercettazioni hanno permesso di scoprire il vaso di Pandora. Anni di usura, con insospettabili vittime anche ad Ariccia, oltre che ad Ardea, Santa Marinella, Velletri e Roma.

La coppia Bottiglieri-Guidi, mentre sulle carte PostePay risultano movimenti in entrata per ben 363.307,49 euro nel periodo che va dal 2016 al 2021, ha dichiarato redditi – scrive il Gip – “pari a 33.753,00 euro per l’anno 2011 e fino al 2020”. La carta risultava quindi per l’accumulo dei proventi dell’attività illecita, si legge ancora nell’ordinanza, così come un conto corrente intestato a Bottiglieri. Ai quattro arrestati sono stati sequestrati, oltre ai soldi, anche gioielli e rolex.

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