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A spasso o al mare invece che al lavoro: indagati 89 tra medici e infermieri dell’IFO

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Medico sospeso dall'Asl roma 6

Timbravano il cartellino, poi però erano dei ‘fantasmi’, di fatto non presenti sul lavoro. Loro che avevano una missione: quella di salvare le vite umane. Loro che anziché stare in ospedale, al fianco dei pazienti oncologici dell’IFO di Roma, se ne andavano al mare, a fare la spesa, a fare shopping sfrenato. Qualcuno aveva addirittura un secondo lavoro. Tutto pur di non stare in corsia, lì dove invece qualcuno aveva bisogno delle loro cure. Un sistema ben architettato e consolidato, che la Procura di Roma con una maxi inchiesta ha smantellato. Un sistema che sembrava quasi ‘perfetto’ perché medici e infermieri tra di loro si ‘coprivano’, si spalleggiavano e si timbravano il cartellino a vicenda per far vedere che erano lì, sul posto di lavoro. Quando in realtà erano altrove. 

Indagati 89 dipendenti dell’IFO

Come riporta Il Messaggero, il pm Alessandra Fini ha indagato 89 dipendenti o ex dipendenti, molti in pensione, degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri, quel oggetto giuridico pubblico che dal 1939 gestisce l’Istituto nazionale tumori Regina Elena e l’Istituto dermatologico San Gallicano. Loro, a seconda delle posizioni, dovranno rispondere di falso e truffa aggravata e continuata ai danni di un ente ospedaliero finanziato dal Ministero della Sanità e della Regione Lazio.

Chi sono

Nella lista lunghissima degli indagati, come specifica il quotidiano romano, ci sono ben 22 dirigenti medici, 2 dirigenti biologi, 44 infermieri, 14 tecnici radiologi, un operatore socio-sanitario, un tecnico di fisioterapia e 5 assistenti amministrativi. Tra i medici ci sarebbe anche un infettivologo, che ha spesso detto la sua durante il periodo della pandemia. 

Da dove è partita l’indagine

Tutto ha inizio nel periodo pre-Covid, quello che va da ottobre 2018 a giugno 2019. L’indagine dei Carabinieri è partita da una denuncia presentata dall’Ifo, che è parte lesa in tutta questa terribile storia. I ‘furbetti’ sarebbero stati scoperti grazie a delle telecamere nascoste nei pressi degli apparecchi per la timbratura, ma fondamentali sono stati anche i pedinamenti, i tabulati telefonici, i segnali gps lasciati da cellulari e auto. Loro che dovevano lavorare al fianco dei pazienti oncologici facevano finta di stare in ospedale, certi che potevano contare sull’appoggio dei colleghi. E intanto, andavano in giro come se nulla fosse: chi al mare, chi ne approfittava per fare la spesa o per riparare l’auto. Ora l’IFO sta aspettando di sapere come si concluderanno gli accertamenti della magistratura “prima di prendere eventuali provvedimenti disciplinari”. 

 

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