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Abbigliamento: meglio economico e di breve durata o un po’ più caro ma di buona qualità?

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In un mondo dove tutto va veloce, anche l’abbigliamento ha una durata decisamente rapida, di certo inferiore rispetto a quella degli abiti usati dai nostri nonni o dai loro genitori.

Ormai siamo abituati a comprare vestiti nuovi a ogni cambio di stagione, magari approfittando dei saldi. Poi si acquista con il Black Friday, o con le svendite straordinarie, oppure semplicemente perché ci accorgiamo che quello che abbiamo preso finora era sì molto carino e ci stava pure bene, ma dopo averlo indossato e lavato qualche volta ha perso forma o colore perché la qualità non era proprio delle migliori.

 

Di certo non si può pretendere che capi pagati a prezzi irrisori e prodotti magari nei paesi dell’est asiatico possano avere la qualità di abiti di fattura italiana, magari sartoriale.

Già, perché se le nostre nonne e i loro genitori – anche nelle famiglie meno abbienti – avevano vestiti che duravano nel tempo, era innanzi tutto grazie alla qualità delle lavorazioni, oltre che dei tessuti. Certo, chi stava meglio economicamente poteva permettersi tessuti pregiati, ma la “solidità” e quindi la durata degli abiti, era dovuta alla lavorazione e alle finiture, principalmente di tipo sartoriale e non industriale.

 

Fino agli anni ’60 e ’70 quasi tutte le donne sapevano cucire a mano e sapevano utilizzare le macchine per cucire. E questo non accadeva solo in campagna o nei piccoli centri: si trovavano macchine per cucire a Roma, come nelle case di Milano o Torino. Difficilmente, se c’era da fare un orlo ai pantaloni o se si doveva cambiare una chiusura lampo, ci si rivolgeva a una sartoria: lo si faceva a casa, perché in quasi tutte le case c’era, appunto, la macchina per cucire.

 

Adesso che i tempi sono cambiati è più facile che, se si rompe una lampo, si sostituiscano direttamente i pantaloni: se il capo acquistato non era di buona qualità, non vale la pena spendere per una riparazione che andrebbe a costare quasi come un nuovo paio.

 

Ma questo comperare tantissimi capi di abbigliamento a prezzi spesso inferiori a 20 euro, se può magari essere logico quando si è adolescenti e si preferisce avere numerosi vestiti tutti diversi da usare poche volte e poi dimenticare in fondo all’armadio, è davvero la scelta migliore per chi ha superato i 30 o magari i 40 anni d’età? Non sarebbe forse meglio avere meno abiti, ma di migliore fattura, da trasformare magari con accessori diversi? Senza spendere ovviamente un capitale, basterebbe abbinare a capi magari più fantasiosi per forma o colore a basso costo qualche capo – preferibilmente basic, quindi intramontabile – di qualità migliore, sartoriale, che renda l’insieme più originale.

 

Confrontando le finiture di due indumenti simili, uno di qualità sartoriale, uno proveniente magari dalla Cina, vi potrete rendere conto delle differenze di qualità del taglio, delle finiture, delle cuciture e dei particolari che rendono il secondo di durata infinitamente maggiore rispetto al primo.

 

Sono diverse le ditte italiane che producono vestiti di qualità sartoriale a prezzi accessibili e corretti rispetto al prodotto venduto. Certo, non stiamo parlando dell’abito fatto su misura, quello ovviamente ha prezzi completamente diversi, ma di collezioni che hanno standard di sicuro più elevati rispetto a quello che si trova nelle grandi catene monomarca che si trovano in tutto il pianeta.

 

Il consiglio, quindi, che va anche a tutela dell’ambiente per avere meno scarti, è quello di acquistare meno e acquistare meglio.

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