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Borgo di Pratica di Mare, il Comune e i privati non rimuovono il cancello come ordinato dal TAR: l’Associazione Latium Vetus li diffida

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Nuovo gravissimo episodio inerente la chiusura del Borgo di Pratica di Mare. Sia la Nova Lavinium, sia il Comune di Pomezia non hanno dato attuazione all’ordinanza cautelare num. 4874 emessa dal TAR il 20 luglio scorso, nella parte inerente l’obbligo di rimozione del cancello che da quattro anni sbarra l’accesso al Borgo di Pratica di Mare.

“Si aggrava la posizione del Comune di Pomezia che, nel contravvenire a quanto ordinatogli dal tribunale, sta deliberatamente disattendendo la legge”, riporta la nota stampa inviata dall’Associazione Latium Vetus.

“Questi i fatti. Il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, in seguito alla camera di consiglio dello scorso 17 luglio 2020, ha confermato con una propria ordinanza, immediatamente efficace, la validità degli atti amministrativi che impongono la rimozione del famigerato cancello e, nello stesso provvedimento ha chiaramente indicato che “la presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione”, ovvero proprio dal Comune.

Lettera morta. Il cancello si trova ancora li. L’ordinanza del TAR, tuttavia, come detto, è immediatamente efficace. Il Comune di Pomezia avrebbe quindi dovuto dare immediata esecuzione a quanto disposto dai giudici, anche eventualmente imputando le spese alla società inadempiente, ben lungi quindi, dal poter attendere le volontà della Nova Lavinium circa la possibilità di presentare un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del 20 luglio. Infatti, un eventuale ulteriore ricorso della società (finora comunque non presentato) non interromperà l’efficacia dell’ordinanza stessa”.

Per questi motivi, Associazione Latium ha proceduto ad inoltrare oggi una diffida al Sindaco di Pomezia, al dirigente all’Urbanistica e alla Polizia locale, palesemente inadempienti, al fine di dare piena attuazione a quanto stabilito dal tribunale amministrativo con ogni riserva di segnalare l’accaduto alla competente Procura della Repubblica.

“Tale vicenda – concludono dall’Associazione Latium Vetus – dà adito però ad un pesantissimo ed inquietante interrogativo. A Pomezia la legge vale ancora?”

 

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