Home » Ultime Notizie » Brand Licensing, in Italia mercato da 1,2 miliardi di royalties

Brand Licensing, in Italia mercato da 1,2 miliardi di royalties

Pubblicato il

Un giro d’affari oltre il miliardo di euro. Secondo uno studio prodotto dall’Italian Licensing Industry Survey, della società di consulenza PwC, il mercato delle licenze in Italia vale circa 1,2 miliardi di euro di royalties. Il 52,8% sono dovute alla moda, a seguire (il 15,3%) i cartoni animati, quindi l’automotive (8,7%) e l’abbigliamento di media fascia (7,4%), prima di altri settori con percentuali più basse. Tra i brand che in sostanza producono materialmente molti dei prodotti che utilizziamo quotidianamente, e che si affidano ad accordi con altri marchi, troviamo ad esempio il colosso Luxottica, leader del licensing italiano, che si occupa della produzione e distribuzione di occhiali di vario genere: oltre ad alcuni brand propri (come RayBan) dispone di contratti di licenza con Giorgio Armani, Burberry, Bulgari e molti altri.                                           

Brand licensing e la top 500 dei Brand nel mondo

Quello del licensing è dunque un’attività non certo dalle implicazioni trascurabili nell’economia globalizzata. Teniamo presente che il suo volume rientra ad esempio nei fattori tenuti in considerazione da Brand Finance nel determinare la classifica sul valore economico dei maggiori brand internazionali in occasione del meeting annuale del World Economic Forum. Al vertice della graduatoria 2020, realizzata incrociando i dati di guadagni, grado di conoscenza degli utenti, royalties e licensing per l’appunto c’è ancora il marchio Amazon, che da solo vale all’incirca 200 miliardi di dollari. In generale comunque le prime posizioni sono tutte appannaggio delle grandi aziende tecnologiche tra cui, sul podio, Apple e Google. Il marchio Ferrari, pur occupando soltanto la 206esima posizione, è stato premiato come il più solido del mondo.

Brand Licensing: cos’é

In estrema sintesi quella del licensing è dunque una pratica che consente di commercializzare una licenza, una concessione in effetti, la quale, dietro la sottoscrizione di un apposito contratto di licenza d’uso di un marchio permette di sfruttare un determinato marchio registrato. Ciò avviene molto spesso nel settore della moda ad esempio: nelle licenze della moda il licenziante, il titolare cioé di un diritto esclusivo quale un marchio, così come un modello o un progetto, trasmette al licenziatario l’opportunità di sfruttarlo liberamente purché vengano rispettati i doveri e le condizioni imposte dall’accordo stipulato. In questo modo il licensor può sfruttare il licensing in ottica di marketing in quanto migliora la diffusione di un marchio/servizio, incrementandone l’autorevolezza agli occhi del proprio target di riferimento, mentre il licensee dispone dell’opportunità di ampliare il proprio volume d’affari, godendo dell’avviamento, anche in termini di riconoscibilità, che un marchio porta con sé. Chiaramente le condizioni di cessioni del marchio sono molto rigide e prevedono delle royalties (dei compensi commissurati agli utili in buona sostanza) ed un minimo garantito definito a contratto: i benefici di tale accordo saranno, cioè, remunerati attraverso un compenso (fee) che può essere fisso o variabile sulle vendite per l’appunto.

Le società intermediare

In mezzo ai due soggetti operano le cosiddette società di intermediazione che svolgono un prezioso ruolo nel far convergere i rispettivi interessi. Tra licenziante e licenziatario è necessario infatti che vi sia un’entità in grado di regolare il rapporto tra le parti che trova forma nell’accordo di licenza menzionato in precedenza e nel redigerne i suoi estremi contrattuali. Tra le società affermate in questo nevralgico settore vi è Brand Oasi, gruppo dall’esperienza trentennale, che vanta noti brand mondiali nel suo portfolio. Coconuda, Standard Oil, Gianmarco Venturi solo per menzionarne alcuni. Per chi cerca esperti in questo campo ai quali affidarsi su www.brandoasi.com troviamo i servizi offerti: Brand Oasi si rivolge così ai licenziatari offrendo opportunità per chi ha la distribuzione ma non il marchio adatto, per chi cerca un nuovo mercato per un prodotto o una nuova proprietà intellettuale in grado di migliorarlo; alle cosiddette Case Madri, ovvero brand con potenzialità ancora inespresse su cui lavorare o propense a migliorare la brand awareness  e quindi aumentare le potenzialità del licensing dedicato ad esso.

 

Impostazioni privacy