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Cancelli di Castel Porziano, chiude l’ultimo chiosco rimasto in attività: sigilli da Mario

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Cancelli di Castel Porziano

E’ arrivato il sequestro anche per l’ultimo chiosco dei Cancelli di Castel Porziano, che in mattinata ha visto il sequestra da parte della Guardia di Finanza. A chiudere è stato il chiosco “Da Mario”, situato al Primo Cancello è un ritrovo estivo per la movida lidense e romana, considerato come il locale offriva servizio di bar e ristorante per i propri molteplici clienti che lo visitavano. 

La chiusura dell’ultimo chiosco attivo ai Cancelli di Castel Porziano

Nonostante fosse un riferimento per la movida romana grazie alla sua cucina e le serate che organizzava, per i gestori dello spazio è arrivata la stangata: sequestro per occupazione illegittima di suolo pubblico. Un’azione perpetrata a tutti i chioschi presenti nell’area di Cancelli, che per quest’anno non vedranno spazi per offrire servizi per l’affitto di lettini, ombrelloni o solamente acquistare una bottiglietta d’acqua. Una situazione che, ancora di più, aggrava la condizione delle spiagge libere presenti a Ostia. 

I sigilli della Guardia di Finanza

I sigilli messi dalla Guardia di Finanza, sono arrivati su disposizione della Procura di Roma. Sul tratto di arenile dei Cancelli di Castel Porziano, infatti, per quest’estate sarà possibile solo il servizio dei bagnini, che saranno regolarmente posizionati dal Comune di Roma Capitale su ogni singolo Cancello. Il sequestro arriva perché, dal 2001, il Comune capitolino non chiede il rinnovo della concessione per gestire le due della macchia mediterranea di Castel Porziano, di proprietà demaniale e del Quirinale. 

La situazione si abbatte sugli imprenditori balneari

Tale condizione del Comune di Roma, scorrendo i verbali, non permette al Campidoglio di autorizzare imprenditori privati a gestire i chioschi, al fine di erogare cibi e bevande alla clientela, oltre che affittare lettini o svolgere la regolare pulizia dell’arenile dove lavorano. Una situazione che, almeno a Ostia, andava avanti da 10 anni, in un iter che la Procura di Roma ha voluto far terminare. 

Foto in evidenza di Stefano Regini

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