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Censurato ‘La scuola cattolica’, il film sul massacro del Circeo. Benedetta Porcaroli: ‘Donatè, perdonali, non sanno quello che fanno’

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Benedetta Porcaroli

“Domani esce al cinema La Scuola Cattolica. Il film racconta uno spaccato del 1975 e in particolare riporta in luce un fatto di cronaca, il massacro del Circeo, dove due ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, furono seviziate e massacrate da tre ragazzi che avevano conosciuto. Rosaria non riuscì a salvarsi, mentre Donatella,fingendosi morta, è “sopravvissuta”.
Il film è stato censurato e vietato ai minori di DICIOTTO anni. Inutile esprimere il mio rammarico e il mio dolore, in quanto donna e in quanto essere umano, di questa censura che trovo semplicemente assurda e oltraggiosa. Stiamo facendo enormi passi indietro.
Donatè, che dire? Sapessi quanto mi dispiace. Perdonali, perché non sanno quello che fanno. Spero tanto che andrete a vederlo. Grazie a chi lo farà”.

Sono le parole di Benedetta Porcaroli, protagonista insieme a Riccardo Scamarcio, Ludovico Tersigni, Valentina Cervi, Valeria Golino e Jasmine Trinca, di “La scuola cattolica“, il film che ricostruisce il massacro del Circeo, uno dei delitti più efferati della storia italiana, avvenuto il 29 settembre e il 1° ottobre del 1975 ad opera di un gruppo di “ragazzi bene” di Roma, cosiddetti “parolini” in una villetta di San Felice. 

Il film diretto da Stefano Mordini, tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati ricostruisce quanto accaduto quella tragica notte e nelle fasi successive all’omicidio. Ma ecco la storia a cui si è ispirata la pellicola e che adesso è stata vietata ai minori di 18 anni: è la prima volta, dopo 23 anni, che la censura in Italia colpisce un film italiano. Precedentemente accadde nel 1998 con “Totò che visse due volteLa scelta di censurare “La scuola Cattolica” ha lasciato perplessi e stupiti non solo regista e attori, ma anche i familiari delle vittime che, come hanno dichiarato al Corriere della Sera, del film hanno “apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni“.

Il massacro del Circeo

La mattina del 1° ottobre, nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca spunta il volto insanguinato di una ragazza. Accanto a lei il corpo di un’altre giovane. Sono Rosaria Lopez, 19 anni, e Donatella Colasanti, 17 anni. Entrambe vengono state massacrate tutta la notte con botte, violenze e torture di ogni genere da Angelo Izzo, 20 anni, Gianni Guido, 19 anni e Andrea Ghira. Rosaria muore, mentre Donatella riesce a salvarsi fingendosi morta. 

Le due ragazze avevano conosciuto Angelo Izzo e Gianni Guido solo da pochi giorni, attraverso “un certo Carlo”. Si sarebbero dovute incontrare con un’altra amica, Nadia, e con i tre ragazzi, ma né Nadia né Carlo arrivarono all’appuntamento. Decisero quindi di fare una passeggiata al mare a Lavinio, poi di andare a trovare Carlo nella sua villa al Circeo, dove si sarebbe tenuta una festa. Ma qui i due giovani non le portano a casa di Carlo, ma nella villa di di Andrea Ghira, il terzo ragazzo riconosciuto colpevole di terribili violenze. Appena entrate, Angelo e Gianni puntarono una pistola contro le ragazze, dicendo: “Ecco la festa!“, per poi chiuderle dentro un bagno minuscolo e senz’aria. Per spaventarle ancora di più dissero di appartenere alla banda dei Marsigliesi. E’ la stessa Donatella, in un’intervista dell’epoca, a raccontare che, per terrorizzarle, i tre dicevano che doveva arrivare un certo “Jacques (Bererquer, ndr) che era il loro capo, che era terribile, e che era stato lui a dare l’ordine di prendere due ragazze“. Per tutta la notte le due ragazze furono violentate, picchiate, umiliate e lasciate nude, senza cibo né acqua, dentro il piccolo bagno.

Intanto i familiari, non vedendole rientrare, si erano allarmati e avevano denunciato la scomparsa delle due ragazze. Nonostante le ricerche, nessuno riuscì a trovarle, così i tre giovani poterono continuare indisturbati con le loro violenze anche il giorno dopo. Uno dei tre, Guido, trovò il tempo di tornare a casa per una cena in famiglia, per poi andare nuovamente nella villa e ricominciare il massacro. Le due ragazze vennero spostate in un altro bagno quando il lavandino si ruppe a causa delle violenze: ma prima furono anche incolpate di questo e schiaffeggiate.

Le torture

Le due ragazze subiscono torture di ogni tipo. Il branco si fa forza e diventa sempre più brutale con il tempo che passa. Le due amiche vengono separate. Rosaria viene portata al piano di sopra: è lì che muore: l’autopsia parlerà di asfissia da annegamentoAll’epoca il quotidiano L’Unità riportò che era stata violentata e torturata dai ragazzi che le spinsero “ripetutamente la testa nella vasca da bagno piena d’acqua. Ma anche Donatella non se la passava bene: come lei stessa ha raccontato nell’intervista, è stata trascinata in giro per casa con una cinghia legata al collo, ma appena i suoi carnefici si sono accorti che era arrivata a prendere il telefono per chiedere aiuto, l’hanno colpita in testa con una spranga, per poi tentare di strangolarla. E’ lì che Donatella capisce che l’unico modo per salvarsi è fingersi morta: in quel momento uno di loro, racconta “mi aveva fatto sdraiare per terra, mi aveva messo un piede sul petto e legato una cinghia attorno al collo. Ha tirato così forte che alla fine la fibbia si è rotta. Allora ha cominciato a infierire con la spranga e con i calci in testa. Ho capito che l’unica, minuscola, speranza che mi rimaneva era fingermi morta“. La ragazza smette di reagire. I suoi carnefici, pensando che sia morta, la caricano nel bagagliaio dell’auto insieme alla sua amica, che è morta davvero.

I tre tornano a Roma e parcheggiano in via Pola, dove scendono. Per Donatella è la salvezza, perché inizia a chiedere aiuto. La sente un metronotte, che si avvicina e chiama le forze dell’ordine. La conversazione viene ascoltata da un fotografo, che immortala poi la famosa scena del volto insanguinato che spunta dal bagagliaio della 127.

 
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