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Cerimonia separata e senza gli amichetti per il bimbo autistico, i genitori: “È stato discriminante”

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È bastata la caduta di un cero per far decidere al parroco di organizzare due cerimonie separate. Al centro della vicenda le celebrazioni della Prima Comunione che da una parte vedono la presenza di quaranta bambini e dall’altra Francesco (nome di fantasia), ragazzino di 10 anni autistico che il sacerdote non ha voluto potesse ricevere il sacramento dell’Eucarestia insieme gli altri suoi compagni ed amici. A riportare la notizia è Repubblica. 

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 Le cerimonie separate e l’esclusione del ragazzino autistico 

Succede nella comunità cattolica di Silvi, un paesino in provincia di Teramo, in Abruzzo. Qui come anticipato erano una quarantina i ragazzi presenti nella chiesa dell’Assunta per ricevere il sacramento mentre al Santissimo Salvatore, la seconda cappella a 5 chilometri di distanza,  c’era Francesco. Le prime avvisaglie dell’accaduto iniziano a manifestarsi venerdì, quando i bambini vengono chiamati dal parroco per fare le prove e il ragazzino inizia ad essere ghettizzato. Il sacerdote – che, nonostante le richieste dei genitori, aveva anche rifiutato l’insegnante di sostengo per il catechismo del bambino – ha deciso di optare per due differenti cerimonie. Come anticipato, i motivi di una tale decisione sono da ricercarsi nella caduta di un cero in cui è inciampato il bambino. 

Le parole della mamma

“Per la stanchezza mio figlio ha manifestato insofferenza e non siamo riusciti a tenerlo fermo. Il parroco allora mi ha espresso al sua contrarietà a far fare la prima comunione a mio figlio insieme agli altri, dicendo che sarebbe stato possibile farla in separata sede. A quel punto non ho saputo come replicare e sono andata via interdetta”, queste le parole della madre di Francesco rispetto a quanto accaduto. Fortunatamente, i genitori sono poi stati accolti da un altro sacerdote che in poche ore ha organizzato la cerimonia, anche se l’amarezza da parte loro non si cancella certamente con un colpo di spugna. 

Il parroco 

Dal canto suo invece il parroco ha motivato la scelta della cerimonia separata “dopo aver constatato l’insofferenza e la vivacità del ragazzo che ha buttato a terra candele sull’altare e non si riusciva a fermare”, sottolineando poi come non sarebbe stato possibile “mettere a rischio tutta la celebrazione delle comunioni che interessano gli altri 40 ragazzi”.  

 

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