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Colosseo vittima di sfregi, tre in meno di un mese. I dirigenti del Parco: ‘Se ne parla troppo. Effetto emulazione’

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Il turista inglese che nel giugno scorso ha sfregiato il Colosseo vuole pagare il danno. Ma il comune non gli fornisce le coordinate bancarie.

Sono circa venticinque mila i turisti che ogni giorno visitano il Colosseo. O, in generale, il Parco Archeologico. Tra espressioni meravigliate, esclamazioni i giubilo e volti in preda alla sindrome di Stendhal. L’Anfiteatro Flavio regala sempre molte emozioni, soprattutto a chi non è abituato a vederlo ogni giorno. Purtroppo però, a partire dagli ultimi casi di cronaca imperniati sul suo deturpamento da parte di invasati che cercano visibilità, capiamo che il personale addetto è ampiamente insufficiente. Sia per tutelare il monumento, che gli stessi turisti che in questi giorni boccheggiano dal caldo. Ai vigilantes, palesemente in difficoltà perché in numero precario, è deputato il controllo su entrambi i livelli, che il coordinamento con il 118. Infatti, come dicono loro stessi unitamente alle guide turistiche, gli sfregi al Colosseo avvengono ogni giorno, da tantissimi anni. E i recenti casi di cronaca sono solo la punta dell’iceberg.

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Tre turisti fermati in meno di un mese per deturpamento

Tre i casi agli onori della cronaca, perlomeno quelli che hanno fatto più scalpore. Va per la maggiore ‘lo sfregio’, o meglio l’incisione di iniziali o frasi romantiche sulle mura di travertino. Come ha fatto il turista britannico il mese scorso, che intendeva incidere le sue iniziali con quelle della fidanzata. O come ha fatto la ragazzina svizzera pochi giorni fa, derisa poi dall’intera comitiva di viaggiatori. Poi il diciassettenne tedesco, che ha addirittura tentato di cannibalizzare una parte del basamento per portarsi a casa un pezzo di Colosseo. Tutti denunciati per deturpamento e multati dall’amministrazione. I vigilantes denunciano di essere sotto numero, e che ci vorrebbero almeno altri venti di loro per gestire la mole di 25mila turisti al giorno rispetto all’intero parco.

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La direzione del Parco: “Se ne parla troppo, effetto emulazione”

Dalla direzione del Parco Archeologico dicono di essersi riuniti più volte per discutere del nodo deturpamento. Che ci sono stati diversi tavoli per affrontare il discorso del vandalismo e si sarebbe arrivati ad una curiosa conclusione. Sostengono che si tratti, per lo più, di ragazzini in cerca di notorietà sui social. E quindi, rispetto a noi cronisti, se ne starebbe parlando troppo di questi sfregi. Saremmo quindi una delle cause dell’effetto emulazione. Peccato però che alcuni di questi atti vandalici risalgono addirittura agli anni 70, 80 e 90. Allora i social non c’erano. E le incisioni sono lì, in bella mostra, tutte datate. Basta buttarci l’occhio e emergono incisioni come “Paola e Aurelio, 13 luglio 1972”, e molte altre della stessa matrice. Quindi, non diciamoci fesserie. Parlarne è un diritto/dovere, se non fosse stata sollevata la vicenda probabilmente la criticità non si sarebbe affrontata di petto. Semmai sarebbe necessario battere qualche pugno sul tavolo per incrementare il personale. La buttiamo là, così.

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