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Coronavirus: gli effetti del contagio psicologico e come affrontare l’argomento con bambini e ragazzi

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In queste settimane stiamo assistendo a diversi fenomeni sociali, culturali, politici ed economici innescati dall’emergenza “Coronavirus”. Il Covid-19, che a partire da Gennaio 2020 si è affacciato dalla Cina nel resto del mondo, è ormai protagonista indiscusso delle nostre giornate e sta modificando lo stile di vita e le abitudini quotidiane della popolazione mondiale.  Noi pensiamo sia utile approfondire con la Psicologa, Dott.ssa Antonietta Marciano, i meccanismi psicologici che si muovono dietro alla “psicosi di massa”, come gestire la paura e l’ansia senza farsi travolgere, e come affrontare l’argomento con bambini e ragazzi.

Dott.ssa Marciano stiamo assistendo, da diverse settimane ormai, al fenomeno della psicosi di massa innescata dal Coronavirus. Ci può aiutare a capire meglio questo fenomeno psicologico?

Due sono i fattori principali che alimentano la percezione della pericolosità del virus: il fatto che riguardi la collettività (La Massa) e il fatto che sia sconosciuto e non esista ad oggi un rimedio.

Secondo Freud la pulsione di morte minaccia l’organismo fin dalla nascita e cosa può impressionare di più la “Massa” della paura di morire? Rifacendosi al pensiero del sociologo e antropologo Le Bon, Freud definisce la massa come un’entità anonima e irresponsabile, in cui l’individuo si sente POTENTE, PROTETTO e ‘CONTAGIATO’ da qualsiasi emozione circoli all’interno. La psicosi di massa da Coronavirus è un esempio dell’influsso dei fenomeni collettivi sul comportamento individuale e di come l’emotività del singolo individuo possa essere amplificata e divenire un fenomeno pandemico

In altre parole le emozioni si contagiano, vengono distorte e amplificate nella massa. Data la natura sconosciuta del virus, il “nemico” diventa “generale”, passando dal virus a ogni persona con tratti somatici asiatici oppure ad ogni persona che proviene dalle zone colpite dal virus. Se il nemico è “ovunque” la tendenza sarà quella di isolarsi e di evitare qualsiasi contatto con l’altro, al di là della reale necessità e delle direttive stabilite dalle autorità.

Vivere la “vita in panchina”, chiusi nelle mura domestiche, circoscrive noi esseri umani in una vera e propria prigione che porta col tempo ad impoverire i rapporti, l’autostima e la fiducia nel prossimo.

Come possiamo quindi gestire la PAURA senza lasciarci invadere e senza stravolgere le nostre abitudini quotidiane?

Percepire la paura, comprenderne le cause e accettarla è il primo passo fondamentale. La paura è un’emozione primaria indispensabile e protettiva rispetto ai pericoli. Accettarla vuole dire anche ridimensionarla. Per questo è importante non negare il nostro stato d’animo e la nostra preoccupazione rispetto al Coronavirus. Il poterne parlare, il potersi documentare in maniera costruttiva attraverso fonti certe (Ministero della salute e Organizzazione Mondiale della Sanità), permette di sperimentare la possibilità di controllare e gestire la paura senza lasciarsi sopraffare.

Se la paura è protettiva, quali sono invece i potenziali pericoli legati all’ ANSIA da Coronavirus?

Paura e ansia sono codificate nella medesima area cerebrale, ma, mentre la paura è data da qualcosa di reale, l’ansia, invece, si scatena quando si effettuano previsioni negative e catastrofiche su eventi percepiti come importanti o pericolosi. I meccanismi dell’ansia sono più complessi e sono spesso accompagnati da strategie di evitamento. Nel caso specifico, l’ansia del contagio può portare ad evitamento di contatti sociali, episodi di razzismo e discriminazione, diffusione di odio e paura verso qualsiasi persona rappresenti per noi in quel momento un pericolo. 

Mentre la paura ci orienta verso soluzioni razionali, come ad esempio rispettare ad esempio le linee guida dell’OMS, evitare di frequentare una persona che ha contratto il virus, lavarsi le mani e mantenere le buone norme igieniche, l’ansia del contagio innesca dei comportamenti di evitamento irrazionali che ingigantiscono la pericolosità dell’evento e l’impotenza dinanzi ad esso. E’ irrazionale e molto pericoloso pensare che ogni persona possa essere contagiosa, perché si è portati, come conseguenza, a scegliere di evitare qualsiasi contatto col mondo esterno.

Quali sono le “parole chiave” per imparare a gestire la paura senza cadere nell’ansia?

Sicuramente INFORMARSI da fonti certe, evitando social e fake news che generano panico e false notizie. NON STRAVOLGERE LE PROPRIE ABITUDINI e continuare a svolgere le attività quotidiane lavorative, sociali, familiari. RISPETTARE LE LINEE GUIDA IGIENICHE PREVENTIVE seguendo le indicazioni degli organi preposti. DEDICARSI AD ATTIVITÀ PIACEVOLI concedendosi dei momenti per sé che possano favorire benessere ed alleviare lo stato di tensione e paura, soprattutto nei casi in cui le autorità dispongano la quarantena preventiva. CHIEDERE AIUTO ad un esperto in caso di ansia e panico fuori controllo.

Come affrontare invece l’ansia da Coronavirus con i bambini e i ragazzi?

Il clima di ansia e panico rispetto al virus Covid-19 interessa molto da vicino il mondo dei bambini. Pensiamo alla chiusura delle scuole e all’annullamento delle uscite didattiche oltre che all’esposizione ad informazioni tramite i social ed internet, spesso errate. E’ lecito quindi che i bambini, anche molto piccoli,  possano iniziare a far domande rispetto al Coronavirus e a mostrare preoccupazione ed ansia. Vediamo come gli adulti possono affrontare e gestire l’ansia dei più piccoli.

  • SPIEGARE ai bambini cos’è il Coronavirus con un linguaggio semplice, chiaro e coinciso, adatto alla loro età.  Ad un bambino di 11 anni si potrebbe ad esempio spiegare, attingendo alle FAQ del Ministero della Salute, cos’è il coronavirus, che ha contagiato migliaia di persone in Cina e ora è presente anche nel nostro Paese in alcune zone precise e che, nei focolai identificati, gli esperti hanno preso tutte le precauzioni possibili per non farlo uscire da lì.

Diversamente sarà spiegarlo a bambini più piccoli. Un esempio potrebbe essere: “Il Coronavirus è un essere minuscolo, che si vede solo al microscopio. Porta tosse, febbre, raffreddore proprio come la normale influenza, in alcune persone può essere più forte. Tutti si stanno impegnando per proteggerci. I bambini sono meno a rischio perchè i loro soldatini (le difese immunitarie) sono più giovani e forti”.

  • ASCOLTARE CON EMPATIA i bambini e accogliere le ansie e le preoccupazioni permette loro di contenerle e di avere la percezione di essere protetti dagli adulti di riferimento. L’errore più comune in cui spesso gli adulti incappano è quello di credere che l’infanzia sia l’età della spensieratezza. Le paure, invece, sono comuni e accompagnano tutte le tappe dello sviluppo e in alcuni casi raggiungono un livello tale di interferenza nelle attività quotidiane da mutarsi in disturbi d’ansia. Quando un bambino manifesta delle preoccupazioni è importante non sminuire i suoi vissuti con frasi del tipo: “pensa alle cose belle, non ci pensare”. Questo potrebbe far sentire il bambino non compreso e “solo” rispetto alla paura che prova. Diverso e più efficace è accogliere i vissuti, rassicurando con informazioni corrette, e mostrando un atteggiamento comprensivo ed empatico: “Ti capisco, so come ti senti, ti assicuro che stanno facendo tutto il possibile per trovare presto una cura”.
  • ESSERE COERENTI. I bambini leggono i comportamenti non verbali ed interpretano i non detti degli adulti. Rassicurare con le parole ma mostrare un atteggiamento di ansia e preoccupazione a livello non verbale può alimentare le ansie e le preoccupazioni dei bambini. E’ importante essere espliciti e mantenere la calma e la razionalità. Il difficile compito genitoriale è quello di mantenere la coerenza tra il linguaggio verbale e non verbale e di dosare il passaggio delle informazioni ai propri figli, filtrando i contenuti. Il bambino impara ed acquisisce informazioni soprattutto dall’esempio dell’adulto. 
  • MANTENERE LA QUOTIDIANITÀ. I bambini fin dai primi mesi di vita si sentono rassicurati nell’avere una routine e una regolarità nelle attività quotidiane. Stravolgere le normali abitudini e limitare gli spostamenti (scuola, sport, attività extrascolastiche) può acuire le preoccupazioni e le ansie. In assenza di disposizioni ministeriali è importante non limitarsi nelle uscite quanto piuttosto insegnare ai bambini come prevenire il contagio rispettando le corrette norme igieniche. Può essere divertente, ad esempio, lavarsi insieme le mani, insegnare a starnutire nell’incavo del braccio o giocare a disegnare le forme che i virus possono avere. Rendere “ludica” la preoccupazione aiuta a mantenere la calma e a preservare la percezione di sicurezza per i più piccoli.
  • NON DISCRIMINARE.  Visto che il contagio emotivo induce erroneamente a pensare che il pericolo sia ovunque, è importante rimanere lucidi e corretti nel comportamento. Essendo noi adulti l’esempio più importante per bambini e ragazzi è fondamentale evitare frasi discriminatorie, farsi prendere dal panico in maniera ingiustificata alla vista di un cittadino asiatico o di un cittadino proveniente dalle regioni ad oggi contagiate. Proteggersi in maniera intelligente non equivale a vedere gli altri come nemici e portatori presunti di malattia. Se lo faremo noi, lo faranno anche i bambini e i ragazzi.

L’ASSOCIAZIONE. L’Associazione Il Mago di Oz Onlus è un centro riabilitativo specializzato nella cura e nel trattamento delle principali problematiche dell’età evolutiva, nato nel 2004 nel quartiere Infernetto. Ad oggi l’Associazione rappresenta un punto di riferimento sul territorio con un’equipe multidisciplinare di circa 50 specialisti nelle principali aree riabilitative: neuropsichiatria infantile, logopedia, neuropsicomotricità, fisioterapia, osteopatia, optometria, psicoterapia individuale e familiare, turoraggio apprendimento. A settembre 2017, venendo incontro alla crescente richiesta da parte del territorio, l’Associazione ha inaugurato la sua seconda sede a Lido di Ostia.

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