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Coronavirus: la ricerca è l’arma più importante che abbiamo

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Lazio in zona bianca da quando?

Nelle ultime settimane l’Italia e il mondo intero stanno fronteggiando una minaccia che sta stravolgendo le vite di tutti, il cui nome è COVID-19: un’infezione causata da una particolare tipologia di coronavirus. I contagi aumentano di giorno in giorno, e la vita quotidiana dei cittadini ha subito forti restrizioni per far sì che il virus non si espanda ulteriormente. Queste misure sono state adottate seguendo i consigli degli esperti: ogni giorno si hanno conoscenze scientifiche sempre maggiori su questo nuovo virus grazie ai ricercatori presenti nei laboratori e ai medici negli ospedali, soprattutto in merito a come si trasmette da soggetto a soggetto e all’efficacia delle terapie che si hanno a disposizione. 

Cos’è il SARS-CoV-2?

Prima di affrontare l’importanza della ricerca in questa vicenda, va fatta una panoramica sul SARS-CoV-2: questo è infatti il nome scientifico del nuovo coronavirus nCoV-2019. Ci sono stati altri virus imparentati con esso di cui si è avuta una precedente conoscenza, che hanno causato altre sindromi respiratorie gravi come la MERS e la SARS. Questo coronavirus provoca invece una malattia che è stata citata in precedenza, ossia il COVID-19. 

L’infezione provoca disturbi simil-influenzali e, nei casi più gravi, delle polmoniti che possono portare al ricovero in terapia intensiva. 

Perché è importante la ricerca contro il COVID-19?

La ricerca in questa situazione rappresenta un punto cardine per comprendere l’origine e la diffusione del virus, per poi in un passo successivo trovare farmaci efficaci contro di esso. La sperimentazione di possibili terapie è partita da test di molecole di cui già era conosciuta l’efficacia su virus della stessa famiglia. Grazie alla ricerca, l’OMS ha potuto fare il punto della situazione in merito alla modalità di trasmissione del virus, la quale avviene principalmente tramite il contatto diretto tra soggetti (con le mani per esempio), oppure tramite la saliva e la tosse. È stato riscontrato che il motore principale della diffusione sono i casi sintomatici, ossia persone che hanno contratto l’infezione e manifestano di conseguenza i sintomi della malattia, mentre è rara la trasmissione avvenuta attraverso persone asintomatiche. Alcuni studi hanno inoltre messo in evidenza come, rispetto alle precedenti malattie infettive respiratorie già citate precedentemente (ossia la MERS e la SARS), questo nuovo coronavirus circoli più velocemente. Per scongiurare questo problema è importante lavarsi le mani per almeno 20 secondi con acqua e sapone, ed è fondamentale non toccarsi gli occhi, il naso e la bocca con esse, se non sono pulite. È stato dimostrato che l’alcool è sufficiente a uccidere il virus, per cui è possibile adoperarlo per disinfettare le superfici. 

Le caratteristiche cliniche delle infezioni hanno consentito di individuare il periodo di incubazione, che, secondo i dati, varia tra i 2 e 14 giorni, anche se alcune ricerche hanno riscontrato la possibilità che questa possa durare addirittura 27 giorni. Al momento non esistono terapie specifiche contro il SARS-CoV-2, tuttavia vengono portate avanti operazioni di supporto, come quelle respiratorie, per favorire la guarigione. Inoltre sono state testate combinazioni di farmaci antiretrovirali, come quelli usati per l’HIV, per trattare i pazienti ricoverati. 

Questa è solo una parte delle informazioni che abbiamo in relazione al COVID-19, tutte grazie alla ricerca che viene portata avanti quotidianamente e senza sosta. 

L’impresa dello Spallanzani

Un episodio fondamentale che ha dimostrato l’eccellenza della ricerca italiana, e la sua importanza a livello mondiale, è stato l’isolamento del virus da parte dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. Le ricercatrici italiane che hanno isolato il virus (il team di virologi era infatti composto per la maggior parte da donne) sono state le prime in Europa a compiere quest’impresa, a soli due giorni dalla conferma di positività dei primi due pazienti in Italia. Questa operazione ha consentito di perfezionare i metodi di diagnosi, studiando nel contempo i meccanismi per mettere a punto delle cure e sviluppare successivamente un vaccino. La struttura ha così dimostrato di essere il punto di riferimento europeo per la virologia e il biocontenimento. Con l’estrazione del virus dal campione biologico, è stato compiuto il primo passo per ottenere la sua sequenza genetica, con la quale possono essere riprodotti frammenti utili per produrre appunto il vaccino. 

Questo fatto dimostra che finanziare la ricerca è importante, in modo tale da avere una programmazione costante per poter fronteggiare qualsiasi emergenza, non solo in termini di strutture ma anche di ricercatori, spesso precari e costretti a lasciare il paese per potersi affermare. Le spese per la sanità non vanno considerate superflue, ma anzi sono un investimento sul futuro.  

 

 

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