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Roma, esami in regalo alla Sapienza per la figlia di un dipendente del Vaticano

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Roma. La storia è semplice, vista e rivista. Una trama sempre attuale, che non tramonta mai, cambiano solamente i personaggi, ma il canovaccio è un evergreen. Un dipendente interno al Vaticano vuole aiutare la figlia con il suo sogno di una vita: diventare infermiera.

Il trio e l’inizio del piano a Roma

Così, all’italiana, decide di fare due chiacchiere con un amico che conosce un professore de La Sapienza, ed ecco che i due si incontrano. Anche qui, chiacchiere, accordi e sorrisi empatici ed il gioco è fatto: la persona giusta fornitagli dall’amico garantisce alla figlia l’accesso e il superamento di due esami con ottimi voti. C’è solo un inconveniente in tutto questo: la ragazza decide di cambiare corso di laurea. 

Il cortocircuito e l’intervento della Procura

A questo punto si crea un cortocircuito: non solo la raccomandazione risulta inutile, ma viene a galla anche il misfatto, e la storia porta il dipendente del Vaticano, il professore e l’amico che li ha fatti incontrare direttamente nel mirino della procura. Il caso è stato ben descritto da Repubblica: ”Concorso in falso”, così recita l’accusa sostenuta dal pm. 

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I soggetti invischiati nel Concorso in falso

P.R., queste le iniziali dell’uomo che lavora alla Santa Sede, ha 62 anni ed è assolutamente innamorato di sua figlia. Un uomo austero, solido, senza precedenti, ma per lei farebbe di tutto, anche manovre illegali. Il piano di tutta la faccenda, quasi sembra essere frutto del caso: il 62enne parlava con l’amico del fatto che la figlia tenesse molto a diventare infermiera. Il compare, un agrigentino del 1973, per tutta risposta aveva immediatamente sfoderato l’idea del ”Conosco un tizio, un mio amico”. 

Gli accordi tra i 3 

Così, dopo gli accordi, ha contattato il professor O. P., docente universitario in servizio all’Università La Sapienza, corso di laurea in infermieristica, il quale si sarebbe dimostrato sin da subito disponibile all’accordo. La questione fila liscia come l’olio, almeno all’inizio. Stando a Repubblica, il papà della studentessa durante un’intercettazione afferma: “pensa che mia figlia sta pure studiando “.

Le intercettazioni della Guardia di Finanza

I tre complici non potevano sapere che la Guardia di Finanza di Monza aveva allertato la procura di Roma. Quasi per caso, I finanzieri infatti, indagando su una vicenda di corruzione e reati fiscali avvenuta in Lombardia, avevano anche ascoltato le conversazioni dell’agrigentino che avrebbe fatto ponte tra il padre e il professore. I voti con i quali la ragazza aveva superato gli esami erano alti, e intanto la procura ascoltava ogni cosa. Da qui il processo. La difesa, nonostante tutto, continua ad affermare che docente sarebbe stato per la ragazza poco più che un tutor, e che non avrebbe inciso in alcun modo sul collegio d’esame. 

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