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Finti provini per violentare le aspiranti attrici: regista condannato a 11 anni

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Violenza Sessuale

CM, un finto regista di 51 anni, è stato condannato a 11 anni e 9 mesi di reclusione per violenza sessuale ai danni di otto giovani aspiranti attrici, tutte di età compresa tra i 15 e i 22 anni. L’uomo attirava le ragazze promettendo loro ruoli in film inesistenti e sfruttava la loro buona fede durante falsi provini a luci rosse nella sua abitazione. La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione penale del tribunale di Roma.

Le violenze del finto regista sulle aspiranti attrici

Il modus operandi del regista era seriale e ben orchestrato. Attraverso annunci online, si presentava come il responsabile di un’agenzia cinematografica, promettendo opportunità di carriera in film come “Miele amaro”, “Un gioco pericoloso” e “La forza dell’amore”. Tuttavia, nessuno di questi progetti vedeva mai la luce. Le giovani ragazze, ignare, venivano convinte a partecipare a provini in un fast food, dove avveniva la prima selezione. Successivamente, il secondo casting si svolgeva nel suo appartamento, dove si consumavano gli abusi sessuali.

Le vittime del finto regista

Le vittime, dodici in totale tra Roma e Milano, avevano tutte in comune il sogno di entrare nel mondo del cinema. L’uomo approfittava della loro inesperienza nei casting e le costringeva ad atti sessuali sotto la minaccia di far loro perdere l’opportunità di una carriera cinematografica. L’accusa ha dimostrato che l’uomo utilizzava la scusa di provare alcune scene per spingersi oltre, coinvolgendo le ragazze in atti di natura sessuale, inclusi baci, palpeggiamenti e in un caso addirittura un rapporto completo.

Il processo per violenza sulle aspiranti attrici

Durante il processo, l’uomo ha cercato di difendersi sostenendo che le ragazze potevano andarsene in qualsiasi momento, poiché la porta di casa non era chiusa a chiave. Tuttavia, la corte ha respinto tale argomentazione, sottolineando il grave abuso di potere e la violazione dei diritti delle vittime. L’avvocato Clara De Cecilia, nel commentare la sentenza su Il Messaggero, ha affermato che questo caso rappresenta l’era del “Me Too” italiano, evidenziando la forza delle donne nel mondo dello spettacolo nel denunciare molestie e violenze sessuali. Le avvocate Teresa Manente e Marta Cigna di “Differenza Donna“, parte civile nel processo, hanno dichiarato che la condanna rappresenta un passo avanti nella lotta contro gli stereotipi e i pregiudizi sessuali nel contesto cinematografico.

La difesa delle attrici davanti i casi di violenza

L’associazione “Differenza Donna”, su Romatoday, ha concluso il suo intervento dichiarando che le violenze e le molestie sessuali durante i provini sono crimini che devono essere puniti, invitando tutte le giovani donne attrici o aspiranti attrici a non tacere di fronte a situazioni di abuso di potere e violazione della libertà sessuale e di autodeterminazione.

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