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Fiumicino: il calvario di Cinzia, curata con i gargarismi per una emottisi del polmone

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La psicosi da Covid poteva ucciderla, anche se di Covid non c’era traccia, nel suo caso. E così, il dramma di Cinzia C. venticinque anni, nata e cresciuta a Fiumicino, ha rischiato di sfociare in tragedia. La sua odissea è iniziata una settimana dopo il matrimonio con Marco, il grande amore della sua vita. Un matrimonio celebrato in sordina, con quattro invitati, ilsettembre scorso. Certo non il giorno indimenticabile che sognava da sempre, quella fragile ragazza rimasta orfana troppo presto della sua mamma che ha conosciuto (e amato) solo in fotografia.

Ma a lei andava bene così. Non era il “contorno” che le interessava. Non un matrimonio in gran pompa, nè il numero degli invitati e neppure un pranzo pantagruelico al ristorante. A lei bastava Marco, la sua mezza mela, come lei stessa lo definisce. Peccato che il sogno di una vita felice ha rischiato di essere infranto da una brutta avventura che oggi Cinzia è felice di poter raccontare al passato.

Lei quella tosse ostinata e secca l’aveva da almeno tre anni. Aveva cambiato anche medico per venirne a capo. “Una tosse di origine nervosa” le era stato detto. Inizialmente, la ragazza, che è in cura per l’ansia, ci aveva creduto. E non se ne era curata più di tanto. Col tempo però quella “tossetta” era diventata sempre più insistente e profonda. Che venisse dal petto non v’erano dubbi.

“Il medico di famiglia mi ha detto che poteva essere una frescata, dovuta agli sbalzi di temperatura. Non mi ha mai visitato, mai auscultato. Mai prescritto una lastra” – racconta la ragazza – Mi ha solo dato Amoxicillina e mi ha consigliato di fare dei gargarismi con acqua e limone, perché la gola appariva infiammata”.

Ma una mattina mentre si lava i denti dopo un colpo di tosse Cinzia vede del sangue nel lavandino. Molto, troppo sangue. Spaventato, suo padre chiama il pronto soccorso. la figlia viene portata al Grassi di Ostia dove viene subito isolata. Si pensa subito al Covid19, naturalmente. E le viene fatto il tampone. Negativo. Il test viene poi ripetuto. Ed è nuovamente negativo. La sfortunata ragazza viene trasferita allo Spallanzani dove viene tenuta costantemente in osservazione, in isolamento.

“Erano molto bravi e molto attenti, i medici di questo ospedale – dice Cinzia – E mi hanno portato a fare una Tac con mezzo di contrasto” Non c’era tempo da perdere. La tosse forte e persistente aveva provocato la rottura dei vasi sanguigni. Bisognava intervenire. E anche in fretta, per evitare che l’emorragia si espandesse.

Così la ragazza viene trasferita con urgenza al San Camillo di Roma, dove viene prontamente operata con un intervento mini-invasivo grazie alle moderne tecniche di robotica. Cinzia ora è a casa, circondata dall’affetto del marito e del suo amorevole papà, un vecchio pescatore in pensione.

“Ce la siamo vista brutta – dice Michele – Mia figlia non sta ancora bene, le hanno raccomandato di stare a riposo. Ma oggi mi sento sollevato, perché il momento più duro è passato. Ho avuto tanta paura per la mia unica figlia”. Tossisce ancora, la ragazza. Col tempo, ci rassicura, la tosse se ne andrà. Glielo hanno garantito i medici. Quelli bravi.

Rosanna Sabella

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