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Fiumicino: l’amaro Natale di Francesco, cuoco in cassa integrazione finito sul lastrico in pochi mesi

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È scattata nel novembre scorso la nuova tranche di cassa integrazione prevista dal primo decreto «Ristori» (Dl 137/2020, articolo 12), che consente alle aziende con attività sospesa o ridotta a causa del Covid-19 di chiedere un nuovo periodo di cassa integrazione ordinaria, assegno Fis o cassa in deroga per i lavoratori tra il 16 novembre 2020 e il 31 gennaio 2021. L’ulteriore aiuto dovrebbe venire incontro alle esigenze delle aziende che hanno già usato gli ammortizzatori introdotti da marzo in poi (18+18 settimane) e si estenderebbe alle imprese coinvolte dalle chiusure disposte in chiave anti-contagio dal Dpcm del 24 ottobre. Resta però il nodo dei ritardi nei pagamenti e nelle autorizzazioni di accesso alla cassa presentate dalle aziende. Che rappresenta un problema anche per la nuova tranche di cassa.

E a farne le spese – come sempre – i lavoratori che in questo arco di tempo – fra dilazioni e proroghe, hanno accumulato debiti consistenti. Ne parliamo con Francesco, 59 anni, sorpreso in lacrime allo sportello bancomat di una filiale di Fiumicino, mentre incassa i suoi 600 euro. Ce li mostra con gli occhi arrossati e ancora velati di lacrime:

“Seicento euro – dice costernato – E’ da marzo che li aspetto, sono passati otto mesi!” Brandisce tra le mani il misero mazzetto di banconote e ce lo mostra come fosse un trofeo di caccia, conquistato al termine di lunghe tribolazioni e attese. “Non mi sono mai rivolto alla Croce Rossa – dichiara con quella punta di orgoglio, forse semplicemente dignità, che gli è rimasta. “Ma ora dopo aver pagato l’affitto, non mi resterà nulla in tasca. E andrò anch’io a chiedere il mio pacco alimentare”.

“Facevo il cuoco – dice allontanandosi a testa bassa e scuotendo la testa – guadagnavo 2000 euro al mese. Ed ecco oggi come sono ridotto”. Un uomo distrutto, Francesco, schiacciato dal peso di una miseria forse mai conosciuta prima. E il Comune – chiediamo – non vi aiuta? Scuote ancora la testa. “Nessun aiuto” risponde affranto. Non sarà l’unico, Francesco, a passare il Natale in lacrime. Sono decine le famiglie che dovranno fare i conti con pochi spiccioli, accontentandosi delle provviste essenziali fornite dalle locali sezione di Misericordia, Croce Rossa e Comunità di sant’Egidio. L’ultimo Natale così i più anziani se lo ricordano alla fine della seconda guerra mondiale che prima devastò e poi condusse a una profonda depressione tutte le economie del mondo capitalista. La domanda è per tutti sempre la stessa: quando ne usciremo?

Rosanna Sabella

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