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Incendio a Rebibbia: fiamme nel reparto femminile, otto feriti

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Carcere di Rebibbia, carenza di personale, è emergenza nel Lazio

Un incendio è divampato nel ramo femminile del carcere Rebibbia di Roma. Ad appiccare il fuoco sarebbe stata una detenuta con problemi psichiatrici, otto le persone rimaste ferite tra cui 5 agenti della penitenziaria.

Momenti di panico al carcere di Rebibbia nella mattinata del 16 gennaio. La polizia penitenziaria sarebbe intervenuta d’urgenza per un incendio divampato da dentro una cella del Reparto infermeria della struttura penitenziaria di Roma, creando disagi sia alle detenute che al personale di servizio in carcere. A originare l’incendio una detenuta con pregressi problemi psichiatrici. Le ragioni dell’atto sono però ancora ignote.

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Carcere  (ilcorrieredellacitta.com)

 

Incendio al reparto femminile di Rebibbia: otto persone in ospedale

Scattato l’allarme antincendio, gli agenti della polizia penitenziaria sono subito intervenuti mettendo in salvo le detenute ed evitando che la situazione degenerasse. “Tuttavia è stato necessario l’invio al pronto soccorso di ben quattro poliziotte penitenziaria”, ha così raccontato il vice-segretario generale del O.S.A.P.P (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo. Tra queste un assistente Capo Coordinatore insieme a tre detenute. Cinque unità del corpo sono rimaste intossicate dalle inalazioni del fumo provocato e sono state immediatamente trasportate al vicino ospedale per le cure necessarie.

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“La vicenda poteva avere conseguenze drammatiche se l’intervento degli agenti non fosse stato tempestivo e provvidenziale”, prosegue Di Giacomo, “La tensione nelle carceri è palpabile e basta un qualsiasi pretesto per farla sfociare. Negli istituti dove ci sono tossicodipendenti e persone con problemi mentali, due categorie molto presenti tra la popolazione carceraria, bisogna predisporre interventi maggiori e più adeguati, misure di natura sanitaria che allo stato delle cose oggi sono sempre più rari invece per la nota carenza di personale medico. L’istituto di Rebibbia femminile in questo quadro merita particolare attenzione, e non dovrebbe essere un ‘immondezzaio’ abbandonato a se stesso”.

Ad aggiungersi all’appello anche Donato Capece, portavoce del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), che esprime “la massima solidarietà e vicinanza a tutte le colleghe e a i colleghi della Casa circondariale femminile di Rebibbia”, ribadendo che “Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali“. 

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