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Infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle scommesse online: confiscati beni per 1,8 milioni a un imprenditore romano

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Usura e minacce: operazione della Guardia di Finanza

Le scommesse online e le infiltrazioni della ‘ndrangheta con un sistema ben consolidato. E un’organizzazione criminale ‘scoperchiata’.  Questo è quello che è stato scoperto dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che insieme al personale dello S.C.I.C.O., con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Un provvedimento che, di fatto,  dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni – per un valore complessivo stimato in circa 1,8 milioni di euro – riconducibili a un imprenditore romano, che è attivo nel settore dei giochi e delle scommesse in rete. 

Come funzionava l’organizzazione criminale 

La Guardia di Finanza ha scoperto e smantellato un’organizzazione criminale, tra raccolte di scommesse online illecite, attraverso bookmakers esteri importanti, e infiltrazioni mafiose. I bookmakers, che avevano sede in Austria e a Malta, avrebbero operato in un rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta in un sistema ben architettato e consolidato. 

Da un lato l’organizzazione criminale, che avrebbe offerto una sorta di “protezione ambientale” all’impresa di gaming, consentendo l’espansione sul territorio di punti di distribuzione e garantendo, con l’intimidazione, il recupero dei crediti di gioco. Dall’altro, la ‘mafia‘ che avrebbe ottenuto una contropartita monetaria, con le infiltrazioni nelle imprese, godendo di un canale privilegiato per la ripulitura del denaro sporco, lucrando sugli utili e inserendo propri esponenti nella rete commerciale territoriale. 

L’imprenditore romano come ‘ideatore’

Ecco, quindi, che emerge la figura dell’imprenditore romano, che sarebbe tra gli ideatori di questo sistema illecito. Nei suoi confronti è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio, tra gli altri, per il reato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso. 

Grazie alle indagini, la locale Direzione Distrettuale Antimafia ha delegato il Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) e lo S.C.I.C.O., è riuscita a ricostruire le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 2000 all’anno 2020 e di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata. 

Il sequestro del patrimonio

Nel mese di giugno 2021, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, ha disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all’imprenditore di Roma. O meglio, della confisca dell’intero compendio aziendale di 2 società operanti nel settore dei servizi connessi alle tecnologie informatiche, quote di partecipazione al capitale sociale di 1 società operante nel settore della gestione di profumerie e commercializzazione dei relativi prodotti, 7 immobili, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in circa 1,8 milioni di euro

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