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‘Io resto qui’, detenuta si rifiuta di uscire dal carcere e dà in escandescenze: caos in cella

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Carcere di Civitavecchia

Era finalmente arrivata la notizia che aspettava, ovvero quella del trasferimento dal carcere agli arresti domiciliari. Ma, quando ha saputo che avrebbe dovuto lasciare la sua cella, ci ha improvvisamente ripensato, dando in escandescenze al punto che, per calmarla, sono dovuti intervenire prima il personale del servizio psichiatrico, poi gli agenti della polizia penitenziaria, successivamente il coordinatore della struttura carceraria e infine l’avvocato difensore della donna.

I tentativi di persuasione

Per tutta la giornata di lunedì 26 giugno la donna, residente a Roma e detenuta nel carcere di Civitavecchia, ha strepitato contro chiunque le si avvicinasse per cercare di farla uscire dalla struttura detentiva. La mattina, quando le era stato comunicato che avrebbe dovuto lasciare la sua cella per essere trasferita – in esecuzione dell’ordinanza della misura alternativa della detenzione domiciliare presso una struttura terapeutica situata in provincia di Verona – la signora, di origine slovena, la donna ha decisamente rifiutato la quanto deciso dal giudice. Ma, trattandosi non di una “proposta”, bensì di un’ordinanza, il personale della struttura, valutando anche la personalità della detenuta e la sua reazione, ha richiesto l’intervento del servizio psichiatrico.

Ma, alla vista dei medici, la signora si è infuriata ancora di più. Agli urli ha aggiunto anche i lanci di oggetti e, per cercare di calmarla, sono quindi intervenuti gli agenti di polizia penitenziaria. Ma la donna non ha voluto sentire ragioni. “Da qui non me ne vado”. Non sapendo che pesci prendere, dalla direzione hanno pensato di rivolgersi al legale della detenuta, l’avvocato Antonino Castorina che, al telefono, ha provato a convincerla. Ma, nonostante un lungo colloquio, neanche lui è riuscito a riportarla alla ragione. E la donna, soddisfatta, è tornata in cella.

In carcere per circonvenzione di incapace

La donna è finita in carcere in quanto accusata di circonvenzione di incapace. Secondo l’accusa, avrebbe approfittato dello stato di fragilità psichica di una donna per indurla a vendere un appartamento, il cui prezzo non sarebbe mai stato pagato, e per prelevare somme di denaro e titoli dai suoi conti bancari. In prima battuta era stata condannata al carcere, poi ai domiciliari, da cui era però evasa. Per questo era stata arrestata nuovamente ed era tornata in cella, anche a seguito di altre contestazioni sopraggiunte nel tempo.

Adesso, a distanza di anni – vista anche la sua età, 74 anni – per lei era giunto il momento di tornare ai domiciliari. Ma, nonostante la richiesta di questo tipo di detenzione fosse partito proprio dalla donna, ecco il ripensamento. E il panico creato nella struttura a causa della reazione inaspettata dell’ancora irascibile anziana.

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