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‘Karlo Mangiafesta non esiste’. Prima lo picchiano, poi lo buttano nel Tevere: momenti di terrore per un 24enne (VIDEO)

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Lo hanno avvicinato, picchiato e poi gettato nel Tevere. E’ successo questa a notte a Roma, sull’isola Tiberina. Sono le 2:00. Un giovane artista, Karlo Mangiafesta, sta camminando sulla banchina. Si avvicina al muro dove una grande scritta riporta il suo nome, con di seguito la frase “non esiste”. Da qualche giorno il centro di Roma è tappezzato di manifesti scritti a penna, pieni di errori grammaticali, con su scritto: “Karlo Mangiafesta non esite. Ki l’ho vede kiama a 347***** o pure instagram. Grazie. Alto 190 capeli moro”. Nei manifesti viene riportato il vero numero dell’artista. Dopo i manifesti, nei muri sono apparse le scritte come quella vista all’Isola Tiberina. Il giovane artista, 24 anni, non si preoccupa più di tanto, ma ieri notte, mentre si avvicina all’ennesimo striscione, viene accerchiato da tre giovani.

L’accerchiamento, le botte e gli insulti

“Che stai facendo?”, gli chiedono. “Un’azione artistica”, risponde Karlo. Ma non è la risposta giusta, perché i tre passano all’attacco e lo riempiono di botte. Mentre lo picchiano lo insultano. “Sei un coglione”, “Frocio”: questi sono solo alcuni degli insulti che gli rivolgono mentre gli danno calci e pugni. “Poi mi hanno afferrato e buttato in acqua, ma era bassa e ho sbattuto contro uno scoglio”, racconta Karlo. “Ho avuto paura”, aggiunge. Non conosce gli autori del pestaggio. Certo, il collegamento con chi ha scritto i manifesti viene facile, ma non è scontato. 

Salvato da una coppia e da una ragazza

In quel momento ci sono una coppia e una ragazza, che vista la scena intervengono e aiutano Karlo a uscire dall’acqua. Tanto freddo, tanta paura e i lividi lasciati dalle botte prese. Poteva andare peggio. Adesso c’è da identificare i tre aggressori, i vigliacchi che in branco hanno assalito un ragazzo da solo, lo hanno buttato nel fiume con il rischio di ucciderlo e poi sono fuggiti. Chiunque li riconosca è invitato a rivolgersi alle forze dell’ordine. Ogni segnalazione è importante. E anonima. Perché la paura spesso domina.

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