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Serial killer delle prostitute, la confessione: “Non ricordo niente, ero drogato, solo tanto sangue”

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Omicidio a Cassino

Roma. Pochi minuti allo scoccare delle 20.00. Con un cappuccio che gli nasconde il viso, Giandavide De Pau, 51 anni, ex autista del boss Michele Senese, lascia la questura su di una volante a sirene spiegata. Lui è il killer delle escort del quartiere Prati, l’artefice degli omicidi che hanno tenuto un quartiere preda dell’ansia e della paura negli ultimi giorni. O almeno questo è il risultato delle indagini portate avanti dalla Polizia che l’ha interrogato per 10 ore. Secondo quanto evidenziato da prove ed interrogatori, sarebbe stato lui a sgozzare le due ragazze cinesi e la colombiana durante le pratiche sessuali. Ora il soggetto è finito direttamente a Regina Coeli. Il quartiere Prati, e la città di Roma tutta, tirano un sospiro di sollievo. Allentano l’ansia e l’apprensione. Lui, durante l’interrogatorio, ha ripetuto più volte agli inquirenti: “C’era tanto sangue, ricordo questo. A una donna ho tamponato la ferita sul collo”. Sembra disperato, ha continui vuoti di memoria, afferma che vuole farla finita e suicidarsi. Si tiene la testa tra le mani, in preda al dolore. Dice di non ricordare niente, ma tutta una serie di elementi parlano per lui: i numeri e i dati sul telefono, una supertestimone, le immagini di videosorveglianza e il sangue sui vestiti. E poi anche l’auto. Dopo 36 ore di indagini, il caso sembra risolto. Il racconto confuso, poi, secondo gli investigatori, è il frutto di un’assunzione massiccia di droghe nelle ultime ore. 

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La svolta nelle indagini sul killer di Prati

Nella giornata di venerdì scorso, gli agenti erano già sulle sue tracce, con validi elementi contro De Pau: ci sono, ad esempio, i frame delle telecamere, i tabulati dei cellulari, i reperti biologici trovati nelle due abitazioni di via Durazzo 38 e via Augusto Riboty 28. Ma la vera svolta nelle indagini, arriva solamente dopo la telefonata della sorella di De Pau agli investigatori nel tardo pomeriggio: “Mio fratello mi ha chiamato e mi ha detto alcune cose che mi hanno allarmata” – come riporta anche Repubblica con un pezzo di questa mattina. Così, nella notte gli agenti arrivano nell’appartamento di Ottavia, a Roma Nord: qui abita la madre del presunto killer. Lui è proprio lì, dorme nel letto. E poi, ci sono anche i vestiti sporchi di sangue. L’intricato mistero inizia ad avere una quadra. Tutto sembra filare.

Il racconto e la confessione del killer

De Pau, preso all’improvviso, dice subito: “Ho vagato per due giorni senza mangiare e dormire, poi sono finito a casa di mia madre, mi sono buttato sul divano un paio di ore e siete arrivati voi”. Poi, aggiunge, preso dalla disperazione: “Ho vagato per due giorni, camminando e in macchina, senza mangiare, non ricordo bene. Non ero mai stato dalle cinesi, ho preso appuntamento. Non ricordo nulla, sono arrivato in macchina – piange, poi aggiunge al racconto: ”Pensavo che l’appartamento di via Riboty fosse al pianterreno, non al primo piano. Ho un blackout, c’era tanto sangue. Non ricordo di essere stato in via Durazzo, mi contestate due omicidi, non avrebbe senso negarne un terzo. “Sono uscito da quella casa, non so se sono salito in auto – conclude – A un certo punto ero all’Hilton in macchina ma non so perché e come ci sono arrivato”.

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