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La tristezza che porta alla felicità

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Diciamocelo, essere tristi o arrabbiati non è assolutamente vietato e non ci fa nemmeno così male. Rifletto su questo punto da stamane, perché oggi per me va così; sento la malinconia e le preoccupazioni proprio lì che pressano e con coraggio – sì, ci vuole coraggio – non le metto a tacere cercando di distrarmi ad ogni costo ma, anzi, ascolto, ne parlo, accetto, ne scrivo. 

Sicuramente sarà solo una mia impressione, ma pare che per la maggior parte di noi la tristezza, la rabbia, la delusione siano stati d’animo da evitare a tutti i costi, come se apparire sorridenti e soddisfatti – sempre e a prescindere – risulti la chiave d’accesso che porta ad essere accettati dal prossimo, il pass per una felicità che invece fatica a farsi percepire, e probabilmente perché in verità non conosciamo abbastanza né il nostro essere né i sentimenti che arriviamo a provare, e quindi non sappiamo come poterci arrivare. 

Dobbiamo apparire sempre così felici e contenti che nemmeno i personaggi Disney nelle favole, mai delusi e sempre accondiscendenti, non polemici e in ogni caso comprensivi.
Ma de che?!

Ma soprattutto, perché dovremmo avere vergogna dei nostri stati d’animo negativi, al punto da rinnegarli commettendo quindi il grave errore che ci porta a non comprenderli ed elaborarli? Io ho imparato a fregarmene, e poco importa se per oggi – e forse anche domani – passerò agli occhi altrui come musona, lunatica o scassapalle, perché ho capito che accantonare la malinconia non la mette realmente a tacere, scansare le preoccupazioni non elimina né loro né tantomeno le cause che le fanno nascere ed esistere. Insomma, ostentare falsa serenità non ne produce di reale, tutt’altro, e in compenso porta a conflitti interiori che fanno stare ancora più male.

Io faccio fatica ad essere diplomatica in ogni ambito della mia vita, figuriamoci se potrei mai fingere di vivere un sentimento piuttosto che un altro; impossibile addirittura pensare di disconoscerlo. Negli ultimi anni ho capito che non è accantonando che trovo conforto, ma che è bene fermarmi quanto serve e capire, piangere se così mi viene, incazzarmi e sbraitare, sfogarmi come il mare d’inverno, e non fingere di stare bene, perché lo so – eccome se lo so! – la tristezza provoca dolore e il dolore non è facile da sopportare, ma nonostante ciò è un sentimento che non si può rinnegare, anzi, il trucco sta nell’imparare ad accettare la malinconia quando arriva,  perché, credetemi, può risultare fondamentale; se elaborata e compresa, può aiutarci a migliorare la nostra vita, facendoci comprendere qual è la strada che ci porterà a crescere ulteriormente, accumulare forza, risolvere i problemi che ci hanno causato altri problemi e ritrovare, quindi, la tanto ricercata serenità.
Alessandra Crinzi
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