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Lutto nel mondo della musica folk, morto Sixto Rodriguez: fu il simbolo della lotta all’Apartheid

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Vecchio album di Sixto Rodriguez

Grande lutto nella musica folk, che in queste ore ha visto spegnersi il musicista Sixto Rodriguez. Il cantautore, in vita, fu uno dei simboli legato alla canzone contro il sistema d’Apartheid che toccò negli scorsi decenni il Sud Africa. L’uomo si è spento a 81 anni, riscuotendo grande successo nel continente africano grazie alle sue canzoni contro il regime segregazionista. 

La musica piange Sixto Rodriguez

Il musicista statunitense, nato a Detroit il 10 luglio del 1942, è stato tra i volti più illustri della cultura pop. In merito alla sua musica, le sue vicende vennero raccontate all’interno del documentario “Searching for Sugar Man”, prodotto cinematografico che nel 2013 arrivò addirittura a vincere un premio Oscar. Venne chiamato Sixto dalla propria famiglia, perché risultò essere il sesto figlio dei genitori. 

La carriera musicale del musicista folk

Sixto Rodriguez arriva al grande pubblico sul finire degli Anni ’60 e in quelli che saranno i tempi legati alla segregazione razziale. Dopotutto, la condizione razziale la viveva costantemente sulla propria pelle fin da giovane: padre messicano che si trasferì, in giovane età, negli Stati Uniti d’America; madre americana ma di chiare origini europee. All’attivo, il cantautore può contare su quattro album e numerosi singoli che hanno girato ogni parte del globo.

Il successo in Sud Africa

Le canzoni contro la segregazione razziale, portarono un inaspettato successo a Sixto Rodriguez nel territorio sudafricano. Infatti, il musicista ha fatto grande successo nel continente africano, mentre in terra americano possiamo dire come non sfondò mai del tutto con la propria musica. Nei suoi testi era solito parlare di establishment, oppressione, pregiudizio sociale e razziali, lotta per ottenere diritti.

Fu questa la ricetta che, in vita, condussero il cantautore americano a diventare la voce contro l’Apartheid nelle terre sudafricane. Il verbo venne veicolato attraverso l’album “Cold Fact”, attraverso un passaparola tra i sudafricani: la sua musica infatti non era messa in commercio, considerato come ebbe la censura da parte dei segregazionisti di Pieter Willem Botha.

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