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Morte Umberto Musilli, le deliranti dichiarazioni del datore di lavoro: “Se vado ai domiciliari, lavoro ugualmente”

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cantiere edile

Emergono nuovi particolari sulla morte di Umberto Musilli, l’operaio morto folgorato mentre operava all’interno di un cantiere nel Comune di Sonnino. Il titolare dell’attività edilizia, vedendo l’incidente di Musilli e non volendo incorrere in pesanti sanzioni penali, con alcuni operai aveva simulato un’altra tipologia d’incidente del lavoratore: spogliato dei vestiti bruciati dall’elettricità, era stato inscenato un incidente in motorino, nel quale l’uomo avrebbe poi perso la vita prima di arrivare al lavoro.

Le inquietanti intercettazioni del datore di lavoro di Umberto Musilli

Leggendo le intercettazioni del datore di lavoro di Musilli, si percepisce come questa persona fosse una figura simile allo schiavista. Infatti, operava con operai al nero, peraltro avvisati che in caso d’incidente non avrebbero dovuto menzionare nessun collegamento con la sua persona, oltre a non doversi aspettare un qualsiasi risarcimento in caso d’incidenti. Ma non solo: il cantiere dove operavano gli uomini era completamente irregolare, senza nessun documento che consentisse quei lavori. Documenti che, fossero stati fatti, avrebbero anche menzionato la presenza di un passaggio dell’alta tensione e forse risparmiato la vita al Musilli.

Invece non c’era nulla, neanche il piano di sicurezza per operare su quel posto. Si lavorava nella speranza di ultimare il lavoro e di come nessun ente, tra ASL e forze dell’Ordine, venissero a chiedere lumi su quel cantiere nei fatti abusivo. Dopotutto, lo stesso datore di lavoro è intercettato in dichiarazioni dove si valuta al di sopra della legge, poichè lui è “incensurato”. In un’intercettazione, l’uomo racconta: “Una volta che tengo i domiciliari, a me che c…o me ne importa… io lavoro lo stesso… mi affaccio alloco guagliù… eh”. Sugli ispettori dell’ASL per potenziali controlli, inoltre dice: “Gli ispettori sono scemi. Questi so scemi de guerra… loro so venuti, mi hanno detto… che documenti c’hai…. Che non c’hai… ma io non tengo niente”. 

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