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Occupazione di CasaPound a Roma, condannati Iannone e Di Stefano

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Stabile occupato da CasaPound a Roma

È arrivata la sentenza sull’occupazione di CasaPound Italia nel quartiere Esquilino di Roma. In quello che era diventato il quartier generale del movimento politico, spiccano dieci condanno: tra queste, compaiono i nomi di Gianluca Iannone (Presidente della realtà politica) e Davide Di Stefano (ex dirigente del partito ed ex vertice del Blocco Studentesco). La sentenza è arrivata presso il Tribunale di Roma, che si è espresso sul palazzo occupato da CPI all’interno di via Napoleone III (a pochi passi da piazza Vittorio e la stazione Termini).

Le condanne per l’occupazione di CasaPound all’Esquilino

Una sentenza durissima quella emessa nei confronti dei responsabili per l’occupazione del movimento di Estrema Destra nel centro di Roma, con il giudice che ha valutato una condanna a due anni e due mesi per dieci persone legate alla realtà politica. Nel mirino della sentenza, i soggetti sono stati condannati per l’occupazione abusiva di un palazzo all’interno del quartiere Esquilino

Le condanne per Iannone e Davide Di Stefano

Tra i condannati nell’occupazione dell’immobile da parte di CasaPound Italia, sono rintracciabili anche i nomi di Gianluca Iannone e Davide Di Stefano. Secondo la sentenza del giudice del Tribunale di Roma, il pm Eugenio Belmonte aveva contestato il reato di occupazione abusive della stabile nel Centro Storico di Roma, in maniera peraltro aggravata. 

Le motivazioni della sentenza sull’occupazione di CasaPound

In merito alla sentenza stesa dal Tribunale di Roma, il pm Eugenio Albamonte ha scritto: “Siamo in presenza di un’occupazione di un immobile di proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell’Istruzione che va avanti dal 2003 e che ha il suo fulcro in un movimento politico. Una occupazione che non ha le caratteristiche delle finalità abitative e che ha causato fino al 2019 un danno significativo all’Erario, stimato in oltre 4, 5 milioni di euro dalla Corte dei Conti, oggetto anche di un provvedimento sequestro preventivo non eseguito per ragione di ordine pubblico”.

Foto: F.N.

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