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Occupazione di Casapound, per il palazzo dell’Esquilino chieste 11 condanne: compaiono i nomi di Iannone e Di Stefano

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casapound sede via napoleone iii

La Procura di Roma ha chiesto 11 condanne per l’occupazione dello stabile di via Napoleone III, diventato nel tempo il quartier generale del movimento politico di Casapound. Tra le richieste di condanna della Procura, ben 11, compaiono anche i nomi di Gianluca Iannone (fondatore del movimento politico) e Davide Di Stefano (ex storico esponente della realtà politica di estrema destra). Nei confronti di tutti gli imputati, la Procura contesta l’occupazione abusiva dello stabile di via Napoleone III.

L’inchiesta della Procura verso l’occupazione di Casapound

Per i locali occupati all’Esquilino, tutti gli indagati rischiano una pena di due anni. Le indagini condotte dal pm Eugenio Albamonte, contestano ai dirigenti di Casapound – alcuni ex dirigenti – il reato di occupazione abusiva dello stabile. In tale scenario, il rappresentante dell’accusa afferma come “ci si trovi in presenza di un’occupazione di un immobile di proprietà del Demanio e assegnato al ministero dell’Istruzione che va avanti dal 2003 e che ha il suo fulcro in un movimento politico. Una occupazione che non ha le caratteristiche delle finalità abitative e che ha causato fino al 2019 un danno significativo all’Erario, stimato in oltre 4, 5 milioni di euro dalla Corte dei Conti, oggetto anche di un provvedimento sequestro preventivo non eseguito per ragione di ordine pubblico”.

Riguardo l’occupazione di Casapound, non solo la Procura di Roma si è interessata in questi anni. La tematica è diventata anche un punto di dibattito politico, con ANPI e varie realtà di sinistra che hanno chiesto lo sgombero dei locali situati in via Napoleone III. Inoltre, una crociata era stata fatta anche sotto l’esperienza amministrativa della sindaca Virginia Raggi al Campidoglio, che in più occasioni aveva minacciato il movimento politico di sgombero dai locali dell’Esquilino. Non ultimo, sul tema, anche le dichiarazioni del sindaco Roberto Gualtieri, che aveva inserito “lo sgombero di Casapound” al centro di Roma tra i temi del suo programma elettorale per la Città Eterna. 

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