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Omicidio Martina Scialdone, scoperti 400 kg di proiettili nella cantina del killer

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Martina Scialdone

Nuovi particolari sulla morte di Martina Scialdone, la giovane avvocatessa uccisa fuori da un ristorante del Tuscolano per mano, probabilmente, di un suo ex fidanzato. Il presunto assassino, infatti, deteneva dentro casa almeno 400 kg di proiettili. Armi a pieno titolo, che l’uomo deteneva a titolo d’istruttore di tiro sportivo. Una passione, quella per le armi, che accostava al proprio lavoro all’interno dell’ENAV.

Martina Scialdone, la scorta di proiettili nella cantina del killer

Chi ha ucciso l’avvocatessa Scialdone, almeno vedendo gli attestati in armi da fuoco, non era uno sprovveduto in temi di pistole. Oltre a essere un esperto di questa tipologia di armi, da anni prima dell’omicidio era anche abilitato all’insegnamento per l’uso di questi strumenti. Nella cantina dell’uomo, oltre al ritrovamento di numerosi proiettili, sono state rinvenute anche varie miscele di polvere da sparo, che permettevano – con una certa abilità in materia – di prodursi autonomamente proiettili in casa. 

L’uccisione dell’avvocatessa

Come raccontano le testimonianze di quella notte, Martina Scialdone s’incontrò con un proprio ex fidanzato, cui aveva chiuso da diverso tempo una relazione. Una scelta nuovamente spiegata al ristorante Brado, con l’uomo che però sembrò non accettarla. Ecco allora perché, fuori dal locale, il soggetto avrebbe tirato fuori la pistola e avrebbe sparato alla legale, che venne colpita in pieno petto da un proiettile. Seppur il colpo non fu letale, l’emorragia che scaturì uccise nel giro di pochi minuti la donna. 

La difesa dell’assassino: il tentato suicidio

Su questo disegno, prova la difesa del presunto killer a disegnare delle attenuanti. In tal senso, i legali dell’uomo starebbero valutando la pista di un mancato suicidio del loro assistito. Secondo la loro difesa, infatti, l’uomo nell’istante di sparare voleva togliersi la vita, sbagliando però il verso del mirino e quindi uccidendo la ragazza a fuoco acceso. Una pista, però, che almeno la balistica tende a escludere, per la precisione al petto con cui è stato esploso il colpo. 

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