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Ostia, cambio rotta e rivoluzione delle licenze: tagliati lidi e chioschi, il 30% sarà spiaggia libera

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Maccarese: un uomo questo pomeriggo èmorto annegato in un tratto di spiaggia non sorvegliato dai bagnini

Ostia. Si cambia rotta: il Comune sembra aver optato per una maggiore estensione delle spiagge pubbliche a discapito di lettini ed ombrelloni degli stabilimenti privati. Dunque, almeno un terzo delle sessanta concessioni a Ostia potrebbe tranquillamente saltare. In aggiunta, come stabilito, ogni 300 metri di litorale ci deve essere una porta d’ingresso al mare.

L’amministrazione di Gualtieri, così come quelle che lo hanno preceduto, ha deciso così di abbattere il lungomuro, quell’infinita serie di cancellate, reticolati (anche con inferriate) costruite spesso abusivamente per impedire l’accesso al mare per cittadini e turisti. 

Entro fine mese si attente il Pua per Ostia

Il mese da tenere sott’occhio è proprio quello corrente: entro la fine dovrebbe arrivare sul tavolo, completo, il Pua, il Piano di utilizzazione degli arenili del litorale romano, per i 18 chilometri che vanno dalla Foce del Tevere fino a Capocotta. A lavorarci su, l’assessore all’Urbanistica, Maurizio Veloccia, i suoi uffici e quelli del X Municipio per emendare il Pua lasciato in eredità dalla giunta Raggi. 

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Le novità del nuovo pacchetto di regole

E la novità principale, questa volta, consiste proprio in un pacchetto di regole stabilite per limitare la balneazione a pagamento. In primo luogo anche nelle zone dove sono presenti lidi e chioschi, un 30 per cento di questi lotti deve garantire una fruibilità libera, cioè gratuita. 

Nel Pua il Comune, come già fatto dalla giunta Raggi, divide la gestione demaniale del mare e delle zone limitrofe di Ostia in quattro settori, a loro volta segmentati in undici ambiti, però aggiunge anche ulteriori sottoambiti non ancora definiti ma che andranno evidenziati in sede di gare, e comunque prima del 2024

Le zone e i settori interessati

Volendo fare una rapida rassegna, il primo settore riguarda la Foce del Tevere (con gli ambiti Idroscalo e Porto), poi il lato urbano (dal Lungomare Duca degli Abruzzi fino ai Giardini di piazzale Magellano passando per le Colonie marine), il settore ricreativo naturalistico e sportivo (da Canale dei Pescatori fino al Parco di Castel Fusano con la Litoranea e viale Amerigo Vespucci) e, infine, la parte naturalistica con Castelporziano e Capocotta.

35% della costa per la pubblica fruizione

Non è tutto, ancora qualche altro particolare. Nel nuovo piano, anzitutto, come è stato dichiarato: ”almeno una quota tra il 25 e il 35 per cento di metri lineari di costa viene riservata alla pubblica fruizione” (il Messaggero), e inoltre è stato anche deciso che nei futuri subambiti le concessioni non potranno superare i 300 metri, (un terzo in meno alla media di oggi). Senza contare che viene confermata la norma che impone alle strutture esistenti di ”liberare il 50 per cento della visuale di mare”, con riferimento sia alle cancellate che alle reti che impediscono gli accessi dalla strada.

Dal privato al pubblico: cosa cambia

Parafrasando il tutto, è chiaro che nei prossimi anni chi vorrà concorrere alle concessioni dovrà accontentarsi di lotti minori rispetto a oggi, poi smontare le strutture che oggi sono spesso in cemento armato e che limitano la visuale, la fruizione delle spiagge, oltre ad impattare altamente sul territorio. E, infine, anche garantire la pulizia anche degli spazi vicini ai loro stabilimenti che in futuro diventeranno pubblici e quindi aperti ad una platea più vasta ed eterogenea. 

 

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