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Pamela Mastropietro, a rischio l’ergastolo per Oseghale? La madre porta al giudice le foto del corpo trucidato della ragazza

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Pamela Mastropietro, reagì ad un rapporto sessuale non protetto

Il caso di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa nel 2018 a Macerata, continua a far parlare di sé. Arrivate ieri al ministero della Giustizia le immagini del corpo della giovane, trucidato e fatto a pezzi. A consegnarle, ieri, è stata la madre della ragazza, Alessandra Verni, che continua a combattere, non si arrende, nella ferma e lucida speranza che tutta la verità possa venire presto a galla. La donna, inoltre, non accetta che Innocent Oseghale, il pusher nigeriano condannato per l’omicidio della figlia, possa avere uno sconto di pena, riuscendo, dunque, ad evitare l’ergastolo. 

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Pamela Mastropietro e le foto del corpo trucidato 

Le preoccupazioni della madre non sono infondate. A riguardo va detto che è fissato per il prossimo 25 gennaio il secondo processo che vede l’uomo accusato del reato di violenza sessuale. Ora se in questa circostanza, decadesse l’aggrevante dello stupro, Oseghale potrebbe evitare l’ergastolo. Intanto, chieste subito delle verifiche dal sottosegretario Andrea Ostellari, molto colpito dalle immagini che sono state poste sotto la sua attenzione. Questa appare come una piccola rivincita per la mamma, che è stata ricevuta dopo aver inviato una lettera sia al presidente della Repubblica Sergia Mattarella, sia alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ma anche al ministro delle Giustizia Carlo Nordio. 

Le parole del legale 

‘Ci sono ancora molti coni d’ombra nella demoniaca vicenda di Pamela, a partire dall’eventuale coinvolgimento di Oseghale in organizzazioni criminali nigeriane e dal coinvolgimento di eventuali complici nell’assassinio di Pamela’, queste le parole del legale della figlia, nonché zio della vittima, Marco Valerio Verni il quale, come riportato da Repubblica, rispetto alla fuga della giovane ha poi precisato: ‘Se è vero che era maggiorenne e non poteva essere fermata aveva anche un amministratore di sostegno e le era stato diagnosticato una disturbo borderline della personalità. In questo senso, quini, la legge presenta delle lacune’. 

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