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Papa Francesco sgrida una donna che chiede di benedirle il cane, la reazione dell’OIPA: ‘Chi benedice gli animali segue le orme di S. Francesco’

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Papa Francesco

Gli animalisti non ci stanno. L’invettiva di Papa Francesco che si scaglia senza mezzi termini contro la signora che gli chiede di benedire il suo cagnolino, è stata a dir poco inopportuna. E indelicata. Indegna del nome che porta (San Francesco, patrono d’Italia, non era un “animalaro” quando si soffermava a parlare con il lupo e con gli uccelli si legge in alcuni commenti pubblicati sui social). Lo strafalcione papale è stato – se possibile – ancora più pesante quando il Pontefice ha voluto accostare l’amore per gli animali al disinteresse nei confronti dei bambini che muoiono di fame.

La reazione dell’Oipa

Le reazioni sono state immediate e altrettanto rilevanti. L’Oipa, l’Organizzazione Internazionale per la Protezione Animali, sottolinea come il pontefice non sia nuovo a questo genere di esternazioni che contrappongono i figli a cani e gatti e che rivelano una certa lontananza dall’amore incondizionato per gli animali, quello che invece hanno manifestato nel corso dei secoli molti santi da San Francesco, che li chiamava “fratelli” e “sorelle”, a San Giovanni Bosco, passando per Sant’Antonio Abate, Santa Gertrude di Nivelles, San Serafino, San Filippo Neri.

«La tradizione della Chiesa cattolica racconta 2000 anni di storie di santi che rispettavano e amavano gli animali», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Spiace che di nuovo il pontefice prenda le distanze da esseri viventi, anche loro parte del Creato, invece di promuovere una nuova visione specialmente in quest’epoca in cui si ritiene lo sfruttamento spietato della creazione come necessario e connaturato all’uomo». L’Oipa ricorda che sono molti i sacerdoti che benedicono gli animali durante alcune ricorrenze e che forse ora sentiranno di essere in torto, quando al contrario non fanno altro che seguire le orme del santo da cui il Papa ha voluto prendere il nome.

Non è il primo episodio

Secondo il Papa l’episodio – l’ultimo di una lunga serie – sarebbe stato emblematico, a dimostrazione del rischio di una degenerazione che porterebbe a preferire gli animali domestici alle cure per i propri figli. Una estremizzazione inaccettabile. E ricorrente, a quanto pare, che secondo l’Oipa rischia di generare confusione anche fra i tanti sacerdoti che benedicono e celebrano gli animali non solo durante le ricorrenze del calendario ecclesiastico, come nel caso di don Cosimo Schena, il sacerdote antispecista diventato per molti attivisti e ambientalisti un punto di riferimento e una figura nota, grazie anche alla sua intensa attività sui vari canali social.

È paradossale, secondo l’Oipa, che un Papa consideri l’amore come qualcosa di limitato quantitativamente e qualitativamente e che “darlo a qualcuno significa toglierlo ad altri”. Del resto ad affermare che chi non ama gli animali non sa amare neppure il suo prossimo ci avevano già pensato illustri filosofi, a cominciare da Socrate ed Aristotele. Forse a Bergoglio è sfuggito (sarà l’età?) che la stessa parola animale deriva dal latino animal che significa appunto dotato di anima affine al greco: anemos vento, soffio e al sanscrito ātman col medesimo significato. E che – sempre secondo i greci – siamo tutti animali. Ma proprio tutti!

Cane
Cane – foto di Layla Barkat
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