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Pedopornografia e cyberbullismo, reati aumentati del 132% in tempo di Covid: ecco i dati ufficiali

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Nell’ultimo anno e mezzo, la pandemia ha investito le vite di tutti noi, modificando in un tempo brevissimo abitudini, ritmi e modalità di lavoro, imponendo limiti e regole alla socializzazione e condizionando lo svolgimento di tutti gli aspetti della vita nostra quotidiana.

I più piccoli hanno subito uno stravolgimento del loro mondo: sono stati tutti obbligati ad avvicinarsi alle nuove tecnologie per poter seguire l’attività scolastica, per mantenere i rapporti con i compagni, per poter sentire vicini i nonni.

Dalla scuola dell’infanzia fino all’università, ogni studente ha intensificato la relazione smartphone, tablet e pc per poter riconquistare un po’ di normalità e le lunghe giornate isolati, in casa, hanno inoltre reso più indulgenti i genitori dei più piccoli nel limitare e controllare l’uso di consolle, socialnetwork, app e videogiochi.

Il bilancio di questa accelerazione dei processi di integrazione tra infanzia, adolescenza e internet presenta anche profili decisamente preoccupanti.

Nel 2020, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha potuto rilevare un complessivo incremento pari al 77% dei casi in cui sono stati compiuti reati online in danno di bambini e ragazzi: pedopornografia, adescamento online e cyberbullismo ma sorprendemente anche estorsioni sessuali, revenge porn e truffe sono fra i tipi di aggressioni rivolte ai più piccoli in rete. 

Pedopornografia

Il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online ha potuto rilevare che sono i reati di sfruttamento sessuale dei minori realizzati tramite socialnetwork, circuiti di file sharing, darknet a conoscere gli incrementi più gravi: per i più giovani socializzare, innamorarsi, litigare, partecipare alle lezioni passa, per un lungo anno, soprattutto attraverso smartphone, tablet e pc. Questo attrae l’attenzione di adulti interessati ad interazioni sessuali in rete con bambini e adolescenti ed aumenta la circolazione di immagini pedopornografiche: nell’anno del covid (2020) i casi trattati sono aumentati del 132% e gli abusanti indagati del 90%.

Adescamento di bambini online

Nel 2021, il trend in crescita non accenna a dare tregua e travolge bambini sempre più fragili per età: solo nel primo quadrimestre del 2021, si verificano incrementi pari al 70% dei casi trattati per reati connessi con la pedopornografia e l’adescamento online rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Bambini piccolissimi di età compresa tra 0 e 9 anni vengono agganciati sui social, sulle app di gioco e condotti in relazioni tecnomediate di tipo abusante da adulti senza scrupoli; solo nei primi 4 mesi di quest’anno 52 casi a fronte dei 41 dell’intero anno precedente.

Cyberbullismo

La noia, la mancanza di prospettive, l’isolamento sociale, la monotonia trovano in rete il modo di esplodere in casi di diffamazioni e dispetti in rete tra coetanei. Anche il cyberbullismo subisce l’effetto di innesco della pandemia e registra un incremento dei casi di denunce pari al 96%.

E si riconferma, anche per i casi di cyberbullismo, il coinvolgimento di bambini sempre più piccoli. Sempre nei primi 4 mesi dell’anno sono già 77 le denunce che riguardano bambini sotto i 13 anni contro i 34 casi del primo quadrimestre del 2020.

Ragazzi giovanissimi e reati terribili

Ma i dati inquietanti non finiscono qui. L’influenza esercitata da un approccio sempre più precoce e massiccio alle nuove tecnologie, ai social, alla messaggistica rivela il suo lato oscuro anche in riferimento al rischio che i minori stessi siano autori di condotte gravi e lesive. Negli ultimi 5 anni il numero complessivo dei minori denunciati per aver commesso reati online è cresciuto ad un ritmo vertiginoso, con un incremento pari al 213%. Ragazzi sempre più giovani che sono accusati di reati sempre più infamanti: adolescenti che fanno circolare immagini sessuali di ex-fidanzatine, si scambiano file pornografici e immagini di abusi sessuali di minori, insultano e denigrano compagni e conoscenti. Negli ultimi 5 anni, l’età media dei ragazzi accusati di reati gravi come la pedopornografia si è abbassata di un puntopassando dai 16 ai 15 anni del 2020 ed è in crescita l’interessamento di ragazzi anche non ancora imputabili. Nel 91% dei casi sono maschi che contribuiscono a far circolare materiale pedopornografico e che entrano nel circuito penale minorile con un’etichetta grave ma di difficile inquadramento rispetto a livelli di consapevolezza spesso labili e condizionati dall’impulsività del gesto cibernetico.

Le attività di sensibilizzazione realizzate dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni non si sono mai fermate, la campagna itinerante Una vita da Social ha proseguito le sue tappe seppur in forma virtuale.  Le piattaforme online hanno offerto l’occasione di mantenere il confronto con i ragazzi per mantenere alta la loro attenzione sui temi del rischio online: migliaia i ragazzi raggiunti nelle loro stanze, durante lo smartworking dei genitori e la didattica a distanza, nelle zone rosse.

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