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Pomezia, parla la figlia del poliziotto contagiato dal Coronavirus: ‘Basta falsità’

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Dalla sua voce emerge tutta la preoccupazione e la tensione delle ultime settimane. Il pensiero costante va al padre, lì, nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma.

Il papà è il poliziotto del Commissariato di Spinaceto contagiato dal Coronavirus, la cui diagnosi corretta è stata fatta in ritardo, nonostante le insistenze dell’uomo.

Lei è la ragazza di Pomezia (in realtà sul litorale), che su alcuni giornali era apparsa come pesantemente insultata, tanto da essere quasi in pericolo.

Ma le cose non stanno proprio così.

A raccontare la verità su tutta questa storia è proprio la 19enne involontaria protagonista.

Come stai vivendo questi giorni?

“Con un po’ di agitazione, in casa sono io che mi occupo delle notizie che girano. Ma sono tante e non tutte sono corrette e questo mi fa arrabbiare, anche se mia madre mi dice di stare tranquilla. Il fatto è che non posso stare appresso a tutto, io faccio del mio meglio per tenere le varie situazioni sotto controllo”.

Partiamo dall’inizio. Quando ti sei accorta di stare male?

“Non ero in piena salute già prima di andare al concerto (quello dei Jonas Broters il 14 febbraio al Mediolanum Forum di Assago, Ndr), avevo un po’ di tosse, ma io sto spesso così.

Quando sono tornata dalla Lombardia ho avuto la febbre per qualche giorno, ma pensavo fosse normale perché lì avevo preso freddo, per me era quindi una cosa consueta, mi era già successo in passato di ammalarmi dopo un’infreddatura.

Poi papà, che a inizio febbraio era stato male per un’influenza, ha avuto una ricaduta. Era molto preoccupato, il 25 febbraio è andato a Tor Vergata per fare il tampone, è rimasto 26 ore lì, ma lo hanno rimandato a casa. È rimasto a letto per 3 giorni, senza mai uscire dalla stanza. In quei giorni io non l’ho mai visto. Non lo vedo dal 26 febbraio”.

Poi cosa è successo?

“Sabato 29 febbraio io ero uscita e mentre ero fuori casa l’ambulanza l’ha portato via. Non l’ho visto e non ci siamo detti niente, non pensavo fosse così grave, pensavamo fosse polmonite. Se quando era andato a Tor Vergata non l’avessero mandato a casa, l’avrebbero preso in tempo e adesso non sarebbe così grave”.

Si riuscita a parlare con lui?

“L’abbiamo sentito al telefono i primi due giorni, poi più niente da quando è in terapia intensiva”.

Che clima c’è a casa tua?

“Siamo abbastanza tranquilli, ma le discussioni non mancano, perché siamo nervosi, c’è tensione, sia perché siamo preoccupati per la salute di mio padre, sia per quello che succede fuori. Mamma e mio fratello riesco ad essere più tranquilli, mentre io non ci riesco. Se leggo qualche notizia falsa, io non riesco a non reagire”.

Quali sono le notizie false?

“In questi giorni ho letto di tutto. Adesso voglio raccontare la verità. Ho letto che sono stata a casa di amici a Milano: non è vero, lì ho solo visto un’amica. Lei è di Como, ci siamo incontrate a Milano per una chiacchierata, poi lei è tornata a casa sua e io sono andata al concerto. Hanno detto che abbiamo ospitato un parente lombardo, ma noi non abbiamo nessun parente lombardo. Hanno scritto che mio padre è stato al pronto soccorso del S. Anna di Pomezia, ma non è vero”.

Ci sono state altre bugie?

“Sì. L’altra questione è quella degli insulti: io non ho ricevuto nessun insulto, mentre a mio fratello hanno detto solo qualcosa, ma niente di che. La questione è stata ingigantita da qualche giornale. A noi direttamente non è arrivato nulla. Non mi sono mai sentita minacciata, non ho nessun problema. Le stesse persone che magari alle spalle potrebbero dire che è colpa mia, se vado da loro lo negherebbero. Non esiste poi nessun gruppo sui social contro di me”.

C’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi concittadini?

“Sì, assolutamente. Mi ha dato particolarmente fastidio l’atteggiamento di chi ha condiviso le foto o i video di mia zia che saliva sull’ambulanza e veniva portata via e di chi ha condiviso il mio indirizzo di casa: è una cosa vergognosa. È sciacallaggio: quello che è successo a me poteva capitare a chiunque. Diffondere queste immagini non fa bene a nessuno, mostrare le foto e i video di persone inconsapevoli è ignobile e illegale, prenderemo provvedimenti”.

Come ti senti?

“Io adesso sono solo preoccupata per mio padre, vorrei che tutto si potesse risolvere al più presto nel modo più tranquillo possibile”.

Vuoi aggiungere qualcosa?

“Chissà quanti altri ragazzi hanno preso il virus al concerto… Comunque vorrei precisare che quando sono andata io, niente lasciava presagire che sarebbe scoppiata una pandemia. Sicuramente se ci fosse stato sentore di problemi non sarei partita”.

 

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